Da Redazione
Nessuno è propenso alla violenza, fino a prova contraria.
Tra l’1 gennaio e il 20 ottobre 2024 sono stati registrati 89 femminicidi.
Leggiamo spesso purtroppo da parte di chi difende presunti violenti, che i propri assistiti non sono quello che la vittima descrive solo perché “figli di padri o madri stimate” o solo perché indossano una divisa. Puntualmente in questi anni, purtroppo la realtà ci ha messo davanti un film dell’orrore ben diverso. Donne, ragazze ammazzate proprio da chi diceva di essere un “bravo ragazzo” o solo perché “incensurato”. La verità sottovaluta spesso e che invece si dovrebbe prestare maggiore attenzione ai cosiddetti reati spia.
Nell’ambito della prevenzione, le nuove norme approvate prevedono proprio di rafforzare la tutela della vittima accrescendo l’attenzione verso i “reati spia”, tra cui reati di percosse, lesione personale, violenza sessuale e privata, atti persecutori e minacce, violazione di domicilio, tramite misure di protezione preventiva. Si tratta di reati da leggere come indicatori di una violenza di genere, per evitare che possano degenerare in comportamenti più gravi.
Dobbiamo ricordarci che una donna non diventa vittima solo quando muore.
Spesso questi segnali non vengono colti e denunciati perché si reputa l’aggressore un bravo ragazzo. È una narrazione romanticizzata da cui bisogna rifuggire. Non si deve avere nessuna indulgenza legata a ragioni sentimentali, che possa erroneamente giustificare quello che di fatto è un omicidio di genere, radicato nella cultura del possesso.
I bravi ragazzi non uccidono.
È una giustificazione insussistente, come l’attenuante del raptus di gelosia o la “propensione della non violenza” solo perché figlio di una presunta “stimata famiglia”.
Nella maggior parte dei casi, prima del femminicidio, passa del tempo in cui la violenza si manifesta con atteggiamenti inequivocabili che preannunciano, purtroppo, il dramma finale. Quindi il raptus non esiste, piuttosto non andrebbero sottovalutati i piccoli segnali in una relazione.
Ecco perché come associazione che da anni combatte la violenza reputiamo sia fondamentale non sottovalutare certi comportamenti ma prendere immediatamente in considerazione ai primi segnali quello di fare in modo che il presunto aggressore inizi un percorso terapeutico volto ad accertare se è o no propenso alla violenza.
Finché ci saranno maschi o femmine che giustificano anche un solo schiaffo, le donne continueranno a morire.
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Ferdinando Tripodi
Presidente Diritti&Legalità