Promesse, finti patrioti, inesistenti e leggendarie sovranità

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Si facevano chiamare “sovranisti”.
Erano all’opposizione, riusciva loro bene. A chi non riesce facile farsi gonfiare le vene del collo, urlando e attaccando chi, al contrario di loro, aveva responsabilità? Oggi l’aggettivo è un po’ in disuso. D’altra parte come farebbero a coniugare il sovranismo con quello che fanno? Sono diventati, dunque, sovranisti così così. Vergini ma non troppo.
Erano tanto patrioti, tanto difensori della “italica sovranità” prima delle elezioni, da gridare alle istituzioni europee “attenti, arriviamo noi, è finita la pacchia”. E quelli tutti tremanti, terrorizzati da cotanta dichiarazione di guerra.
Poi sono andati al governo e, avendo la possibilità di far finire la “pacchia”, invece di mantenere la minaccia, hanno pensato bene di regalare l’amata “sovranità”, proprio a quelli che minacciavano, la tanto vilipesa Europa. Per poi riprenderla (la sovranità) in leasing, al costo di 13 miliardi l’anno. Questa è la realtà. Il titolo del leasing, “patto di stabilità” è solo un travestimento del leasing stesso. E della sovranità, a parte questo, si sono spossessati completamente, in onore della “collocazione atlantica”. Altro travestimento della vera frase: “facciamo quello che ci ordinano, compreso regalare saporite fettine di terga”. Ovviamente non delle loro, ma di quelle dei cittadini italiani.
Perché, vedete, la finanziaria mica la scriverà questo governucolo. Non la scriveranno Giorgetti o la presidento in giacca e pantaloni di tre taglie più grandi, la scriveranno congiuntamente l’Europa e Zelensky. Perché a parte i 13 miliardi che non potranno toccare e dovranno togliere dal paniere, tagliando tutto quello che potranno tagliare, ne dovranno spendere, per ordine di quelli minacciati prima con la fine della pacchia, sempre loro, un pacco di altri in riarmo e un pacco e mezzo altri per armare lo sniffatore ucraino e il suo esercito in fuga.
Altro che “sovranità”. Alla donna vestita male è lasciata l’unica sovranità possibile: quella dei locali della servitù. Agli italiani andrà ancora peggio, fra servizi, sanità e scuola che periranno tragicamente nel mare dei tagli. Aumenti delle accise sul diesel, con conseguenti aumenti del costo del carrello al supermercato. Quindi Aumenti di una tassa surrettizia: l’inflazione. Aumenti delle tasse sulla casa, sui pannolini e varie altre cose. Eppure ce l’abbiamo avuto un premier che ha badato agli interessi sovrani di questo Paese. Uno che in Europa ha saputo battere i pugni sul tavolo, mentre loro si auto appellavano “sovranisti” e si facevano i selfie con i loro omologhi stranieri, nostri nemici nei tavoli europei.
Era Giuseppe Conte. Ma quella è un’altra storia.
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Nella foto lo vedete durante le trattative che portarono in Italia 209 miliardi, dei quali 84 a fondo perduto. Regalati. L’unico regalo che abbiamo ricevuto, nella storia. Poi con Meloni abbiamo cominciato, sovranamente, a regalare noi.
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Giancarlo Selmi