DA REDAZIONE
Barbara Scaramucci da ARTICOLO VENTUNO –
Quasi sessanta anni fa don Lorenzo Milani rivolse ai cappellani militari, contrari all’obiezione di coscienza, una lettera dal titolo “l’obbedienza non è più una virtù”. L’impegno di tanti, e di Articolo21, contro il disegno di legge chiamato ‘sicurezza’ e che dovrebbe chiamarsi “repressione del dissenso”, mi ha portata a rileggere quel testo scoprendone una attualità praticamente profetica.
Anzitutto, nella risposta ai cappellani militari c’è una rimessa in discussione dell’angusto concetto nazionalista di patria, del quale – dice don Milani – un giorno “i nostri figli rideranno”. E lo scrive con quelle parole nitide e scolpite che hanno un valore universale: “se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, in non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia patria, gli altri i miei stranieri”.
Don Milani, che per quel testo fu processato, aggiunge: “le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, fare orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”. E completa il concetto con il ricordo di tutte le guerre italiane dall’unità alla seconda guerra mondiale, dimostrando come i soldati avrebbero dovuto sempre obiettare anziché obbedire. “E se c’è stata una “guerra giusta (se una guerra giusta esiste)”, specifica “ è stata proprio quella combattuta da coloro che hanno disobbedito al fascismo, anziché obbedire, facendo la resistenza.”
E conclude con l’esortazione ad educare alla disobbedienza quando le leggi sono ingiuste.
Era febbraio del 1965. Il valore attuale di queste parole fa impressione: in questa società dominata dai teorici dell’obbedienza e della disciplina, che per la prima volta in un testo di legge prevede di intervenire contro chi fa resistenza passiva, dobbiamo tutti tenere a mente le parole di don Milani e imparare a dire no, tanti no, senza mai abbassare la testa.
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Barbara Scaramucci da
27 Settembre 2024