Murzuq

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Fin dal 1300, data della sua fondazione, Murzuq è stata un’importante città carovaniera; meta dei trafficanti provenienti dal Chad e dal Niger.
Lungo la rotta transahariana che collega il Mediterraneo con il lago Chad ed il fiume Niger, sono transitate milioni di persone che hanno reso importante questo centro immerso tra una piccola oasi ed un imperioso deserto.
Ancora oggi é una via trafficata; ma il commercio é soprattutto di armi e di schiavi.
I migranti vengono intercettati appena oltre il confine, gli uomini separati dalle donne e dai bambini.
Chi é in grado di lavorare viene condotto a Murzuq, gli anziani, i malati o comunque chi presenta “handicap” scaricato nel deserto a diversi km dalla città.
Su altri camion, donne e bambini proseguono per Al Qatrun, un villaggio a circa 40 km da Murzuq.
Agli uomini, viene offerto un “lavoro” al nord.
Venduti dalle bande ad altri trafficanti d’Esseri Umani.
Metodo semplice per poterli trasferire senza problemi.
Quasi ogni giorno, tristi colonne di camion trasportano i disperati verso la Tripolitania o la Cirenaica.
Andranno ad ingrossare le fila dei detenuti nei campi-lager.
Non possiamo far nulla per loro, gli aguzzini non ci permettono neppure di avvicinarsi, ma possiamo andare verso nord alla ricerca dei “rifiutati” quelli che un ministro della repubblica italiana ha chiamato “carichi residuali”, in pratica la pattumiera dell’umanità.
Ne troviamo alcuni che si trascinano sui sentieri di sabbia.
Diamo loro acqua e pane, Tarek ne visita alcuni, benda le ferite infette, pur sapendo che senza una cura costante non ci sarà nessuna guarigione.
Le “guardie” che il nostro amico ci ha inviato, ci invitano ad andarcene prima del tramonto per evitare problemi con questi maledetti trafficanti che non esitano a sparare.
Passeremo la notte in viaggio verso Ghadames città di confine tra Libia/Algeria/Tunisia.
Troveremo là il nostro Amico ad attenderci, poi proseguiremo il viaggio per ritornare a casa.
Ma non possiamo non pensare a tutti quelli che abbiamo lasciato indietro e domandarci, con una fitta al cuore, cosa ne sarà di loro.
Facile immaginare quale sarà la loro sorte.
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Claudio Khaled Ser dalla Libia