DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
L’ultimo Biden presidente all’Onu che prova a difendere se stesso e il predominio Usa e occidentale) su un mondo travolta da guerre e crisi diffuse. Ucraina e Israele gli inciampi su cui l’impotenza internazionale non offre scuse. Mentre il Sud del mondo nega in maniera sempre più decisa il ‘monopolarismo’ che vuole dettare regole di condotta per il resto dell’umanità. La crisi della lettura occidentale del mondo e Onu ancora riformabile o da chiudere?
Contraddizioni Usa sul mondo
New York Times impietoso : «il Presidente Usa, nei fatti, ha confermato la stridente contraddizione tra i suoi desideri e i deludenti risultati ottenuti. Biden ha fatto fatica ad essere equanime sul Medio Oriente. Così non ci si può stupire se la sua mediazione è fallita: perché lui è sempre stato di parte. D’altronde, non si può fare da ‘pacieri’ e continuare a mandare bombe da una tonnellata, per rifornire gli arsenali di Israele. A questo ruolo degli Stati Uniti, non crede più nessuno».
«Così come tutti sanno che il cessate il fuoco non si fa, principalmente, per le impuntature di Netanyahu. E non per gli ostacoli posti da Hamas, come va dicendo (domenica a Fox News) il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby».
Illusioni, menzogne e giochi di potere
Dunque, è questo lo scenario col quale si deve confrontare l’annuale Assemblea generale Onu, chiamata da ieri a riflettere non solo sugli spinosi problemi geopolitici sfociati in guerre sanguinose, ma anche su una possibile operazione di riforma di tutta l’istituzione. Sullo sfondo dei massacri in Ucraina, dei bombardamenti israeliani su Gaza e Libano, della guerra civile in Sudan, delle tensioni crescenti nello Stretto di Taiwan e nell’Indo-Pacifico, si agitano le prese di posizione, frenetiche e dissonanti, in un organismo che sembra ormai svuotato di ogni residua autorevolezza.
Monopolarismo occidentale mortale
Un’istituzione, l’Onu, che deve fare i conti con un “monopolarismo” internazionale, che vede gli Stati Uniti (e l’Occidente a ruota) dettare regole di condotta che devono andare bene per il resto dell’umanità. Gli appelli alla “democrazia” e al “diritto internazionale”, in sede Onu, vengono spesso utilizzati da Washington per mascherare interventi per fini di interesse nazionale. E quando le risoluzioni “legittime” vengono approvate in Assemblea, per poi passare al Consiglio di sicurezza, c’è sempre l’arma del veto a bloccarle. Che viene usato, ecumenicamente, da Russia, Cina e anche dagli Stati Uniti, che applicano il diritto internazionale “a geometria variabile”, utilizzando “due pesi e due misure”.
Nazioni Unite impotenti scavalcate
Di Nazioni Unite così condizionate il pianeta non ha più bisogno. Condizionata dalla costante delegittimazione della sua autorità, la diplomazia assembleare, quella che si fa all’Onu, è stata progressivamente sostituita da relazioni binarie. Gli Stati cominciano a muoversi “parallelamente”, promuovendo intese individuali e scavalcando le “politiche di blocco”. Insomma, un vero e proprio caos geopolitico. Ci vorrebbe una riforma, una decisa sterzata, capace di adeguare la “mission” delle Nazioni Unite alla sfida dei tempi.
Guterres: “Patto per il futuro”
È quello che sta cercando di fare il Segretario generale, Antonio Guterres, col suo “Patto per il futuro”, un programma di sviluppo collettivo che riguarda i cambiamenti climatici, il finanziamento allo sviluppo, l’intelligenza artificiale, lo spazio e la soluzione dei conflitti attraverso le operazioni di pace. Condizione imprescindibile diventerà la riforma del Consiglio di sicurezza. Questo sulla carta. Perché, è bene dirlo subito, le attese sui risultati sono abbastanza pessimistiche.
Nessun passo avanti se nessuno cede qualcosa
Il britannico Guardian cita il briefing tenuto dal responsabile del progetto, Guy Ryder, per dire che non ha convinto nessuno. “Sembrava un’altra dichiarazione di missione – scrive il giornale – destinata a prendere polvere, come il Vertice sugli obiettivi di sviluppo sostenibile del 2015 o il Vertice di pace di Nelson Mandela del 2018”. Oltre a questo, secondo gli analisti del Guardian, “c’è una radicata riluttanza occidentale a cedere il potere alle potenze emergenti, al Consiglio di sicurezza e nelle istituzioni finanziarie”.
“Autocrazie” ed egemonie politiche e commerciali
L’obiettivo finale di tutto il processo non è tanto difendere un blocco dalle “autocrazie”, ma conservare posizioni egemoniche politiche e commerciali, che consentano standard di vita superiori rispetto a quelli delle altre aree del pianeta. Così “depurate” da ogni sovrastruttura “buonista”, di comodo, ogni crisi e qualsiasi guerra nascondono interessi definiti molto concreti.
Cinismo occidentale e sviluppo
Richard Gowan, dell’International Crisis Group, è molto chiaro, ad esempio, sul cinismo occidentale riguardante i finanziamenti allo sviluppo. Dice che “gli Stati Uniti e loro alleati non vogliono trattare all’Onu questioni finanziarie complesse. Affermano che la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, dove le potenze occidentali detengono ancora quote decisive dei voti, hanno il mandato di affrontare questi argomenti”. È la famosa “mouse- trap”, “trappola per i topi” cinese al contrario: io ti presto i soldi e tu, per restituirmeli, adatti la tua economia alle mie direttive politiche. Semplice no?
Strapotere delle strutture economiche internazionali
Funziona così da un bel pezzo. Riformare tutto ciò non sarà facile. Soprattutto perché, in questa fase, sembra che l’Onu sia sfruttato più come palcoscenico propagandistico che come seria istituzione internazionale deliberativa. Chi parla davanti all’Assemblea dovrebbe rendersi conto che, al di là delle chiacchiere, il pianeta ha bisogno di fatti. E quelli, però, sono sotto gli occhi di tutti. Sono state votate delle risoluzioni con maggioranze schiaccianti. Regolarmente ignorate anche e soprattutto da una grande democrazia, che dice di difendere il diritto internazionale: gli Stati Uniti.
“Non ci si può sorprendere se poi, alla fine di un tale marasma diplomatico, l’Occidente si ritrova più solo che mai, con il Sud del mondo che comincia a non fidarsi più.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
25 Settembre 2024