La cabina di regia del “Conticidio”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Si pose fine all’esperienza del Conte due, perché fu un governo che aveva attuato in direzione di una più equa distribuzione della ricchezza.
Se il capo di quel governo, Giuseppe Conte, avesse avuto la gestione di quei 209 miliardi del PNRR, avrebbe parcellizzato gli interventi, avrebbe interessato il numero più alto possibile di imprese, avrebbe utilizzato le risorse in maniera più orizzontale, evitando di concentrarle su grandi appalti. Avrebbe privilegiato progetti di pubblica utilità, a cominciare dalla messa in sicurezza del territorio. Per finire al rafforzamento del welfare, della sanità, della protezione alle fragilità.
Per i bulimici appetiti degli “amici degli amici” era un rischio altissimo. Bisognava correre ai ripari.
Diventò necessario e urgente allontanare dalla stanza dei bottoni l’odiato rompiscatole. E si fece. Travaglio ne ha parlato approfonditamente nel suo libro. Ciò che Travaglio non ha approfondito, ma che oggi si potrebbe fare, avendo più elementi che possano aiutare la riflessione, è capire chi partecipò alla congiura. Renzi certamente, insieme a settori del PD. Ma furono i soli? Non lo credo affatto. Conte presentò le sue dimissioni senza essere stato sfiduciato. Il primo e, probabilmente ultimo, PdC della storia.
Perché non si sottopose al giudizio delle camere, al voto del Parlamento?
Chi lo convinse a dimettersi?
Chi lo orientò in tal senso?
A quali pressioni fu sottoposto?
Tutte domande che, alla luce dei successivi comportamenti di Di Maio e dello stesso Grillo, ma anche degli oltre 60 parlamentari del M5S che aderirono alla scissione dimaiana, trovano, se non risposte, sospetti.. Penso che tutti ricordino l’affannosa ricerca dei “responsabili”, ricerca che aveva dato buoni frutti. E che tutti ricordino che la prospettiva di una crisi al buio, con il rischio di elezioni anticipate e con un parlamento da rinnovare con un numero inferiore di parlamentari, terrorizzava buona parte dei componenti del Movimento, ma anche di altri partiti.
È veramente molto probabile che Conte avrebbe ricevuto la fiducia. E comunque, In caso contrario, avrebbe forse evitato l’avvento di Draghi e spianato la strada all’ipotesi di voto anticipato? Non è escluso
Quel voto non ci fu. Fu accuratamente evitato. Conte fu spronato, convinto a dimettersi. L’uomo del colle non lo rimandò alle Camere, come consuetudine e galateo costituzionale avrebbero richiesto, ma optò per la pantomima dell’incarico esplorativo a Fico. Il resto fu Draghi.
Quale fu il ruolo di Grillo e Di Maio nella decisione di Conte? Chi lo convinse alle dimissioni e con quale argomento? Perché Grillo, dopo mesi di assenza, tornò a essere iperattivo accreditando Draghi nella comunità pentastellata e rassicurando i parlamentari?
Il “conticidio” ha molti padri. Alcuni noti. Altri, un po’ come quelli dei figli di Filomena Marturano, rimangono rigorosamente occulti. Il sospetto della fattiva partecipazione, della collaborazione a quella operazione, di settori di alto livello del Movimento 5 Stelle, diventa sempre più legittimo. Così come sarebbe legittimo chiedere a Grillo di rispondere su quali siano i suoi veri rapporti con Draghi. E non solo per le telefonate fra i due, rivelate da De Masi, aventi come oggetto Conte.
.
Giancarlo Selmi