Israele con l’immunità Usa in beffa al mondo

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Terre palestinesi occupate, il voto Onu, servilismi diplomatici e Ucraina tra Donbass e Cisgiordania. Ennesima clamorosa bocciatura della diplomazia americana in Medio Oriente. L’Assemblea generale dell’Onu ha approvato, con una schiacciante maggioranza, una risoluzione che chiede a Israele di porre fine “alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati entro 12 mesi”.

Voto Onu contro l’amministrazione Usa

Contro il documento, che non è vincolante, hanno votato, oltre allo stesso Israele, solo gli Stati Uniti e altri 12 Paesi. Ben 124 nazioni lo hanno invece sostenuto, mentre in 43 hanno scelto di astenersi. “L’azione isola Israele – scrive il quotidiano di Tel Aviv Haaretz – pochi giorni prima che i leader mondiali si rechino a New York per il loro incontro annuale alle Nazioni Unite. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe parlare all’Assemblea, il prossimo 26 settembre, lo stesso giorno del Presidente palestinese, Mahmoud Abbas”. Sicuramente, aggiungiamo noi, il voto è critica esplicita alla politica in Medio Oriente, arroccata su posizioni sempre più lontane da quelle del Sud del mondo. Non solo. Andando a fare un’analisi disaggregata delle posizioni assunte durante il voto, balza subito agli occhi anche la palese spaccatura del blocco occidentale.

La spaccatura occidentale

Ci sono, infatti, Paesi che in genere manifestano una maggiore ‘autonomia’ su scelte di politica estera, rispetto al potente alleato americano, che questa volta hanno deciso di schierarsi al fianco dei palestinesi. Nazioni come Francia, Giappone, Spagna, Belgio, Finlandia, Grecia, Norvegia, Portogallo, Irlanda, Nuova Zelanda hanno votato “si” alla richiesta di ritiro delle forze israeliane dai Territori. Gli altri si sono rifugiati nell’astensione (come l’Italia), che però, nel caso dell’Ucraina (anche lei astenuta), fa riflettere e alimenta le polemiche sul diritto internazionale “asimmetrico”: nel senso che per i nemici si applica e per gli amici “si interpreta”. Insomma, quello che vale per il Donbass, non vale per Gaza e la Cisgiordania. Comodo no?

Modi fa l’indiano ma il sud del mondo no

L’unico vero ‘successo’ diplomatico, molto indiretto, ottenuto da Washington è stata la posizione di equidistanza assunta dall’India di Narendra Modi. Per il resto, il Sud del pianeta e i “non allineati” hanno tutti ignorato l’appello dell’ambasciatrice americana all’Onu, che era quello di non far passare la risoluzione. Linda Thomas-Greenfield aveva infatti sostenuto che un voto favorevole “avrebbe pregiudicato la possibilità di una soluzione a due Stati”. La diplomatica non ha però spiegato la logica del suo teorema. Cioè, per quale motivo la difesa a oltranza degli Usa dell’occupazione militare israeliana, già sanzionata dall’Onu, dovrebbe impedire la sistemazione giuridica del conflitto. Eppure, lo stesso giornale liberal israeliano, Haaretz, ricorda che il voto dell’Assemblea generale “accoglie con favore il parere consultivo espresso a luglio dalla Corte internazionale di giustizia, secondo cui l’occupazione israeliana è illegale e dovrebbe essere ritirata”.

Le “postille pesanti” del voto

L’analisi del voto sempre da Haaretz: “La risoluzione invita inoltre gli Stati ad adottare misure per cessare l’importazione di qualsiasi prodotto proveniente dagli insediamenti israeliani. Nonché la fornitura di armi, munizioni e attrezzature militari a Israele, dove vi siano ‘ragionevoli motivi per sospettare’, che possano essere utilizzati nei Territori palestinesi occupati”. Dunque, lasciando da parte per ora Netanyahu, la vera patata bollente del problema è nelle mani dell’amministrazione Usa e della sua immagine di “ecumenismo democratico”. Con possibili effetti elettorali di grande portata.

“Mancati calmieratori dei furori di Netanyahu e della sua destra messianico-nazionalistica, non solo non sono riusciti ad arginare la furia vendicatrice, quasi biblica, dagli israeliani, ma l’hanno armata e stanno continuando a farlo, ancora oggi, dopo una mattanza senza precedenti. Non accorgendosi che nel mondo molto sta cambiando.”

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

20 Settembre 2024