DA REDAZIONE
L’EDITORIALE di Antonio Pitoni, direttore del giornale LA NOTIZIA –
Inizia Ursula von der Leyen presentando la travagliata squadra arruolata per il bis alla guida della Commissione Ue. Prosegue Draghi, illustrando alla plenaria di Strasburgo il suo Rapporto sulla competitività dell’Unione europea. Finisce con la prima che sposa l’agenda del secondo come bussola per la rotta della prossima legislatura comunitaria. E se il buongiorno si vede dal mattino, quello di Ursula non ha certo l’oro in bocca. Dopo l’incidente con la Francia e le burrascose dimissioni di Breton, è ora soprattutto la nomina dell’italiano Fitto a vice presidente esecutivo (con deleghe alla Coesione e alle Riforme) a scatenare le ire del fronte progressista.
Arruolando nella Commissione Ue pure l’ECR, il partito dei Conservatori e Riformisti europei presieduto da Giorgia Meloni, von der Leyen ha inaugurato a Bruxelles la politica dei due forni di andreottiana memoria. Una furbata, quella della tedesca che prova a fare l’italiana, che se da un lato potrebbe assicurarle una maggioranza più solida, alla lunga, rischia di creare problemi con le forze politiche che, a differenza della componente di Fratelli d’Italia, l’avevano sostenuta nella corsa al bis. Si vedrà se i benefici dell’operazione compenseranno i costi. Poi c’è il nodo del programma, con l’adesione annunciata da von der Leyen all’Agenda Draghi, il libro dei sogni dell’ex presidente della Bce contenuto nel suo Rapporto. Il poderoso piano (Marshall) da 800 miliardi attraverso gli eurobond, sui quali la Germania si è già detta contraria, per ora mette tutti d’accordo solo su un paio di punti: gli investimenti nella difesa alimentati dal debito comune e quelli sull’energia nucleare come elemento qualificante del programma di decarbonizzazione continentale.
Un modello di sviluppo, insomma, fondato sul riarmo e il superamento del Green Deal. Il tutto mentre in Italia, la premier Meloni – con la sua maggioranza al seguito – esulta per la nomina di Fitto a vice presidente esecutivo. Ma c’è poco di cui compiacersi. L’Italia ha perso una delega pesante (l’Economia) per due più leggere. Mentre il PNRR in coabitazione con Dombrovskis sa tanto di commissariamento. Per tacere il fatto che FdI si ritrova a sostenere una Commissione che ha sposato l’Agenda di Draghi al cui governo si oppose in Italia, nella passata legislatura. è la nuova Europa. Ma è già buio… Fitto.
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