DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
La Polonia di oggi come una piccola America, ma non per l’abbondanza. La brutta America di oggi, Paese politicamente spaccato in due. Una rancorosa opposizione conservatrice (PiS) da poco detronizzata e una nuova maggioranza, ‘Piattaforma civica’, coalizione variegata, guidata da Donald Tusk. Con problemi di coerenza di governo di ogni coalizione politicamente spuria.
Ma la minaccia assoluta per la Polonia, le arriva dalla porta di casa accanto.
Guerra in Ucraina “madre di tutti gli incubi”
Ai problemi ereditati dal precedente e pessimo esecutivo, già enormi, si è aggiunto quello che per la Polonia è l’evento più drammatico, rispetto alle altre nazioni vicine. Alla sue porte di casa, impresse nelle carni della sua storia, le ferite di un rapporto sempre tumultuoso con lo scomodo orso russo. Chi ha respirato l’aria di Varsavia, sa che in questa Polonia, uno dei veri “padri della patria”, oltre a Papa Wojtyla, è stato il colonnello Pilsudski, un condottiero capace di sconfiggere l’Armata Rossa di Trotzki davanti a Varsavia. Quindi, qualche sproposito diplomatico da parte polacca sul caso Russia è, se non sempre giustificabile, quantomeno comprensibile.
La prudenza non è virtù polacca
In effetti, la prudenza non è mai stata una costante della politica estera polacca. Nemmeno ai tempi di Gomulka. Ma oggi, con i russi che sembrano quelli chesfidavano la gloriosa “pierwsza brygada” (la marcia della Prima Brigata), la psicosi della guerra sembra tornare a impossessarsi della mente dei polacchi. Troppo recente un’epopea di libertà, vissuta da Danzica a Katowice col coraggio di un intero popolo. Ma oggi è diverso. La Polonia si è affrancata dal dominio sovietico, ma è diventata l’avamposto più avanzato di nuove alleanze. Si sta riempiendo di basi americane, ma soprattutto è diventata una piattaforma logistica di armi avanzate, verso oriente. E badate: la situazione politica resta confusa e così rimarrà fino alle prossime Presidenziali, nel 2025.
Kaczyński e dintorni
Il Capo dello Stato, Andrzej Duda, espresso dal vecchio governo, ha potere di veto sulle leggi che vengono prodotte. E lo esercita. Il problema della maggioranza qualificata, per il cosiddetto “overriding” (cioè, per ribadirle), fa il resto. Per cui si può dire che, attualmente, il sistema polacco è letteralmente “ingessato”. Dall’altro lato, il governo di Tusk sta attuando una selvaggia politica di “spoil-system”, cacciando da tutti i posti più importanti i vecchi funzionari. Per mettere i suoi. Questo gigantesco ricambio, naturalmente, finisce con l’avere conseguenze negative sulla macchina amministrativa. E poi c’è una furiosa corsa al riarmo, in stile Anni Trenta del secolo passato.
Spesa militare mostruosa
La Polonia ha una spesa militare ‘mostruosa’, che quest’anno si avvicinerà al 4% del Pil. E questo nonostante abbia pesanti problemi di debito pubblico, che viaggia intorno al 50% del Pil. Ma Biden e i suoi produttori di armi, in Polonia, hanno trovato una vera cuccagna. Quest’anno Varsavia spenderà quasi 30 miliardi di dollari, per costruirsi l’esercito più potente d’Europa. Dopo quell’ucraino, ovviamente. L’altro giorno gli Usa hanno consegnato il loro primo F-35 (su 32 ordinati) ai polacchi. Avionica avanzata e armamenti all’ultimo grido fa la bellezza di 100 milioni di dollari a esemplare. Inoltre, in arrivo dalle parti di Varsavia, ci sono carri armati tipo Abrams, lanciarazzi multipli “Himars”, obici Krabb, elicotteri da combattimento “Guardian Apache”, fregate lanciamissili e persino sottomarini.
“La guerra in Ucraina è così diventata un’eccellente “vetrina” per tutti i venditori di armi occidentali, americani in particolare, che sono talmente oberati di ordini da non riuscire più nemmeno ad evaderli. Pensate, ci sono i soldi per comprare le munizioni (Kiev ne consuma milioni), ma la produzione non riesce a rispettare i tempi.”
Una mostruosa fiera delle armi
Improvvisamente, tutto il pianeta si è messo a comprare armi, a cominciare da quelle più sofisticate fatte in Occidente. E tutti i Paesi Nato dimostrano di essere tra i più ‘virtuosi’, perché seguendo il diktat della Casa Bianca, devono devolvere il 2% del Pil alla difesa. Il “problema Russia”, comunque, resterà aperto in ogni caso per la Polonia, indipendentemente dal fatto che si armi fino ai denti. Al di là della contingenza, abbiamo cercato di dirvi che ormai si tratta di un fattore subliminale, che continuerà ad esistere, anche dopo la fine della guerra in Ucraina.
Duda atomico
Basti solo pensare che il Presidente Duda è arrivato ad auspicare lo stoccaggio di armi nucleari nel suo Paese, nell’ambito del cosiddetto “programma di condivisione”. Aggiungendo che le discussioni su questo tema con Washington, “sono in corso da qualche tempo”. Quindi, se gli Usa vogliono preparare bombe atomiche di teatro, in quella che potrebbe essere una prima linea di combattimento, pensano sul serio che potrebbero essere usate, in qualsiasi momento. In ogni caso, le ambiguità americane si sommano con quelle polacche, diventando un potente fattore destabilizzante.
Stupidità politiche pericolose
Un esempio probante. “Politico” rivela l’operazione di depistaggio condotta dalle autorità di Varsavia, sull’attentato al gasdotto russo-tedesco Nord Stream, a proposito del mancato arresto di un sospettato ucraino. “Il governo polacco – scrive il prestigioso sito giornalistico, riproponendo un rapporto della Welt Am Sonntag – ovviamente lo ha lasciato andare, per nascondere il proprio coinvolgimento nell’attacco agli oleodotti”.
Polonia complice contro il Nord Stream
“Accuse pesanti, pronunciate da August Hanning, ex capo del Servizio di intelligence federale tedesco, o BND. L’importante funzionario, aggiunge ‘Politico’, “è convinto che i Presidenti di Polonia e Ucraina, Andrzej Duda e Volodymyr Zelenskyy, fossero a conoscenza dei piani di attacco. Infatti, spiega, operazioni di tali dimensioni sono inconcepibili, senza l’approvazione dei leader politici dei Paesi coinvolti”.
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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
13 Settembre 2024