DA REDAZIONE
Davide Manlio Ruffolo dalla redazione del giornale LA NOTIZIA –
Conte tra alleanze e Movimento. Dalla festa del Fatto Quotidiano chiude le porte all’intesa con Renzi e va allo scontro con Grillo.
Dal “no, grazie” alla richiesta di Matteo Renzi di rientrare nel centrosinistra, al futuro del Movimento 5 Stelle, che dovrà essere deciso liberamente dagli elettori anziché dal solo Beppe Grillo. Giuseppe Conte non le ha mandate a dire durante il suo intervento alla festa del Fatto Quotidiano, quando, salito sul palco, ha preso la parola per tracciare la sua rotta e quella dell’intero M5S.
Conte chiude le porte all’alleanza con Renzi
Nel suo intervento, il leader dei pentastellati, come riporta il Fatto Quotidiano, “si è dedicato ai suoi due avversari”. Il primo è il senatore e leader di Italia Viva, definito “una presenza inquietante” con cui “noi non potremo mai lavorare per costruire un progetto”. “Renzi dice che mi porto la claque? Mi sa che me la porto dappertutto, perché ovunque vada è così. La fiducia di un personaggio politico si vede anche dall’indice di gradimento: è il popolo italiano che non si fida di Renzi. Sto ‘campo largo’, ma che vuol dire campo largo? Chiunque passa? Fino a ieri ha votato con la Meloni, poi ha perso le elezioni e torna. Hanno lanciato anche le firme contro il reddito di cittadinanza; è una parabola politica che non funziona. Poi noi siamo in politica per contrastare l’affarismo”, ha detto Conte.
Parlando della necessità di costruire un’alleanza alternativa alle destre, Conte ha spiegato che “con Pd e AVS stiamo lavorando e non si parte da zero, non stiamo a pettinare le bambole. Stiamo cercando di costruire un progetto alternativo, ma non si può fare con persone che escono ed entrano”. “Un progetto alternativo non puoi farlo con persone che contaminano. Questo campo deve essere coeso; loro hanno fatto il Jobs Act e sono convinti, non vogliono il salario minimo, sono contro il reddito di cittadinanza.”
Continua la faida Conte-Grillo
Sempre secondo il Fatto Quotidiano, subito dopo Conte si è tolto i sassolini dalle scarpe rispondendo a Grillo che pochi giorni fa lo aveva accusato di voler “abbattere il Movimento 5 Stelle”. “Ho sempre rispettato e continuo a rispettare il suo ruolo di fondatore, nessuno può oscurare questo grande progetto che è il Movimento. Solo che c’è una ricetta che non funziona più, non bisogna più interpretare i bisogni di 15 anni fa, ma dobbiamo cercare di capire come progettare la società di domani”, ha spiegato il leader pentastellato.
“Il modo migliore per attualizzare i principi del Movimento è lanciare un progetto costituente. In nessun partito politico in Italia e in Europa si è mai realizzato un processo costituente come il nostro, che parte dal basso”, ha insistito Conte, spiegando che Grillo ha messo il veto su eventuali modifiche al simbolo, alla regola del doppio mandato e sul nome. “Ma il simbolo è già cambiato, è cambiato più volte nella storia del Movimento: da ultimo abbiamo messo la parola ‘Pace’. E anche la regola sul doppio mandato: si sono inventati con Grillo compiacente il mandato zero per i consiglieri comunali. E io non c’ero. Se alla fine del nostro processo il simbolo rimane identico, a me va benissimo, ma è la base che decide. Nessuno può dire di cosa si può discutere e di cosa no”.
Verso una battaglia legale
“In passato sono stato accusato da Grillo stesso di essere un leguleio. Gli avvocati se ne occuperanno, io sono qui a fare il leader di una comunità politica”, ha aggiunto Conte dal palco. Poi, a una precisa domanda sulla possibile esistenza di un Movimento 5 Stelle senza Grillo, sempre secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, il leader pentastellato ha detto di non averci “mai pensato, ma mi sorprenderebbe tanto. Sarebbe la massima contraddizione; significherebbe che in tutta l’architettura qualcosa non andava”.
Poi, a conclusione del suo intervento, e sempre stando a quanto riporta il Fatto Quotidiano, ha aggiunto che tutta questa storia “non è una questione Grillo-Conte, ma una questione Grillo-comunità che vuole discutere. È un principio politico e giuridico. Io non accetterò mai di vivere in una comunità in cui c’è un soggetto sopraelevato rispetto alla comunità stessa. È un principio antidemocratico. Se passa questo principio – e non vedo come possa passare – io non potrei esserci”.