DA REDAZIONE
Andrea Sparaciari dalla redazione del giornale LA NOTIZIA –
Appello di 120 tra costituzionalisti, ex giudici della Corte costituzionale, docenti di diritto contro la legge scritta dal ministro Calderoli.
Una legge, quella sull’Autonomia differenziata che “presenta gravi criticità dal punto di vista costituzionale”. A dirlo, anzi, a urlarlo, è l’appello firmato da 120 tra costituzionalisti, ex giudici o presidenti della Corte Costituzionale, come Enzo Cheli, Ugo de Siervo, Gaetano Silvestri, e altri autorevoli docenti di diritto costituzionale, come Vittorio Angiolini, Maria Agostina Cabiddu, Roberto Zaccaria, Gaetano Azzariti, Paolo Caretti, Roberta Calvano, Massimo Villone, Franco Bassanini, Gian Candido De Martin, Fulco Lanchester o Giovanna De Minico.
Per tutti i firmatari, quella norma elaborata dal ministro Roberto Calderoli “è presentata come una legge di attuazione costituzionale dell’art.116, comma 3, della Costituzione”, ma in realtà “risulta del tutto fuorviante” rispetto alla norma che dovrebbe attuare. Perché, spiegano i firmatari, l’articolo 116, comma 3 della Costituzione, “si limita a prevedere ‘su iniziativa della Regione interessata’ la possibilità di un limitato ampliamento dei poteri di una singola Regione per soddisfare specifiche esigenze territoriali e in via di eccezione”.
La riforma Calderoli, invece “risulta improntata ad un principio antitetico rispetto a quello del titolo V: sembra voler far diventare regola quella che nell’art. 116 è chiaramente concepita come eccezione”.
Parlamento del tutto esautorato
Inoltre, aggiungono, secondo Costituzione “l’autonomia differenziata dovrebbe essere attuata con atto del Parlamento, e in particolare con una legge approvata a maggioranza assoluta, per evitare l’emarginazione delle forze politiche non appartenenti alla maggioranza di governo”. Invece “la legge n. 86 del 2024 conferisce al Governo un peso preponderante per giungere “all’autonomia differenziata”. I ruoli vengono cioè capovolti: al Parlamento si riconosce solo il compito di “ratificare” l’”Intesa” con la Regione sostanzialmente decisa dal Governo”.
Un falso che l’Autonomia differenziata sarà a costo zero
Infine, è da smontare l’idea che si tratti di una riforma a costo zero: “in realtà il calcolo dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) concernenti i diritti civili e politici comporterà inevitabilmente lo stanziamento di un ammontare molto consistente di risorse per il loro finanziamento”.
Se entrasse in vigore, conclude l’appello, “la conseguenza inevitabile sarebbe il sacrificio dell’eguaglianza e dell’uniformità dei diritti politici, civili e sociali: in una parola dei diritti fondamentali dei cittadini”.
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