La Meloni e le “logiche del caminetto…”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

“Anvedi ‘sti fraciconi”!
Avrà detto la “presidento” ai suoi, libera da microfoni, riferendosi a chi l’ha isolata e, forse, pure umiliata, restituendo lei e il suo gruppo di destrorsi neofascisti alla tribunetta degli underdog. Quella riservata a chi non conta un cacchio. Perché lei voleva contare.
Eccome lo voleva.
Invece è rimbalzata di brutto, anzi respinta con perdite, da quelle che adesso chiama “le logiche del caminetto”. Ahiaiahi presidento…
Eppure non è passato tanto tempo da quel richiamo all’Europa del 2022, in piena campagna elettorale. Quel pomposo e arrogante “la pacchia è finita” rivolto ai governanti europei. “Fatece largo che passamo noi”, sembrava cantare con le solite vene del collo gonfie e la faccina da invasata, mentre gridava da un palco romano tutta la sua incontrollabile autostima.
Alla dichiarata guerra, invece, con sorpresa dei suoi elettori (almeno di quelli più avveduti), seguirono abbracci e baci, a Von Der Leyen e pure al codazzo di “grigi burocrati” europei che “dalla fine della pacchia” non furono sfiorati. Pensava di essere entrata a pieno titolo nei salotti buoni dell’aristocrazia politica europea, di poter scaldare il culetto al caldo di quei caminetti che, adesso, tanto disprezza. E invece no. Lontani i tempi in cui Giuseppe Conte sbatteva i pugni sul tavolo e tornava con 209 miliardi.
Le dichiarazioni di guerra sono finite nel cesso, quello in fondo a destra. Tanto quanto il 99% per cento dei proclami elettorali.
Adesso è disposta a votare chiunque, anche insieme alla sua avversaria Schlein, con la condizione che mettano il suo fido Fitto, quello che maneggia i soldi, nella stanza dei bottoni.
Per tranquillizzare i soliti “amici”.
Insomma: dichiarava che avrebbe cambiato l’Italia.
È riuscita solo a cambiare casa.
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Giancarlo Selmi