NON ERA UN TAXI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

E chi se la ricordava più la Iuventa, la nave di soccorso della ONG tedesca Jugend Rettet, sequestrata 7 anni fa sulla base delle testimonianze di tre ex-poliziotti (Ballestra, Gallo, Montanino) infiltrati tra i soccorritori per conto di una società di sicurezza privata (IMI Security Service).
A raccogliere le loro accuse senza prove non furono solo la magistratura e i servizi segreti, con quelle false informazioni a pagamento Salvini e Di Maio innescarono l’ondata xenofoba che ha contaminato il paese culminando con la strage di Cutro per la quale forse pagherà un prezzo qualche miserabile scartina.
Dopo sette anni, ora che la nave è ridotta a una carcassa inservibile, ora che sono stati gettati nel cesso parecchi milioni di Euro, ora che i pesci si sono mangiati i corpi delle centinaia di persone che la Iuventa avrebbe potuto salvare, la Procura di Trapani chiede l’archiviazione del processo considerando le accuse infondate e ribadendo un principio che nel putridume razzista credevamo archiviato per sempre:
Salvare vite in mare non può essere un reato, mai!
Giustizia è fatta? Ma nemmeno per sogno e per due ragioni. La prima è che la fondatezza delle accuse andava esaminata prima del processo e del sequestro della nave. La seconda è che chi ha incitato all’odio razziale speculando politicamente su una farsa dovrebbe essere affidato alle patrie galere, altro che vicepresidente del consiglio e inviato speciale dell’Unione Europea.
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