GAZA: “PAROLE, OPERE, OMISSIONI”

DI MICHELE PIRAS

 

“Non possiamo più curarli. Le ferite dei pazienti hanno iniziato a marcire”.

Le parole del direttore dell’ospedale Al-Shifa di Gaza sono pietre scagliate sui denti stretti di Israele, dell’Europa e degli Stati Uniti.
Sono l’indice puntato sulle coscienze ipocrite di tutti coloro che continuano con “parole, opere e omissioni” a sostenere il massacro dei civili in atto a Gaza, per dirla come direbbero loro, che si definiscono cristiani mentre sputano ogni giorno sui valori di pace e uguaglianza del messaggio di Gesù Cristo.
Parole di solidarietà di fronte all’efferata violenza di Israele, parole che mascherano l’orrore.
Opere, perché le armi che hanno ammazzato oltre 11500 civili e oltre 4500 bambini, quelle sparate sul Parlamento di Gaza, quelle spianate dentro le corsie di Al-Shifa, quelle usate dai coloni ultra ortodossi nei pogrom contro i residenti arabi, sono armi fornite dagli europei e dagli americani.
Omissioni, perché basterebbe un po’ di coraggio per chiamare le cose col loro nome: i crimini di guerra, la pulizia etnica, il massacro degli innocenti, l’occupazione, l’apartheid, la discriminazione.
Questa è la notte più buia delle democrazie occidentali, la negazione di tutto ciò che si è preteso di rappresentare per decenni dal secondo dopoguerra, la tomba dei Diritti umani, il collasso del Diritto internazionale.
Vergogna.
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