DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO
Consiglio di Sicurezza ONU: ‘Pause combattimenti e Corridoi umanitari’.
L’ospedale Shifa assaltato come presunto comando di Hamas. L’esercito israeliano spara nei reparti, raduna gli uomini e li arresta. I vertici di Hamas, mai ci fossero stati, erano ovviamente scappati da tempo. Armi a bagagli. Un raid aereo distrugge il parlamento di Gaza, abbandonato da anni. Simboli di forza, o di strapotere. Oltre ciò che resta dell’ospedale bersaglio ora evacuato, nella Striscia si morirà ancora a lungo per l’impossibilità di fornire cure.
Israele senza limiti, ANP senza potere e capacità. Dopo Netanyau e Abu Mazen
Consiglio di Sicurezza ONU: “Pause combattimenti e Corridoi umanitari”
«Pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi in tutta la Striscia di Gaza per un numero sufficiente di giorni». La risoluzione, proposta da Malta, chiede anche «la liberazione immediata di tutti gli ostaggi prigionieri di Hamas».
Dei quindici paesi membri del Consiglio, hanno votato a favore della risoluzione in dodici. Stati Uniti, Regno Unito e Russia, membri permanenti e dunque con potere di veto, si sono astenuti. Dall’inizio della guerra a Gaza il Consiglio di Sicurezza aveva votato per quattro volte delle proposte di risoluzioni sul conflitto, senza approvarne nessuna, bloccate sempre dal veto Usa. Una novità politica di un certo valore
Il collasso del sistema sanitario
«50 mila donne incinte escluse dai servizi sanitari di base, malati oncologici senza chemioterapia, la mancanza di acqua pulita che rischia di scatenare epidemie. Il futuro è nero, e bisogna cominciare a pensarci ora», avverte il dottor Angelo Stefanini sul Manifesto.
Nella Striscia si morirà ancora a lungo
L’immagine dell’ospedale Al Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, devastato dalla violenza inaudita della potenza occupante. Dal dover scegliere chi salvare tra pazienti che, in circostanze normali, sarebbero tutti in grado di sopravvivere, al comune destino di morte. Ormai nella maggior parte dei 30 ospedali di Gaza nessuno può essere curato. I feriti di guerra ma non soltanto. Le persone con malattie gravi come il cancro e soprattutto donne incinte e neonati. E ieri, al reparto pediatria di Al Shifa «i 39 bambini sono diventati 36».
Il cancro nel cancro della guerra
Forse i malati più derelitti sono i pazienti oncologici, riflette Stefanini. I trattamenti specializzati per i malati di cancro, come la chemioterapia, non sono disponibili», e «Se un paziente non riceve il trattamento, la diffusione del cancro nel suo corpo è inevitabile e morirà». La notte in cui i pazienti sono stati trasferiti, quattro di loro sono morti. Oltre alle condizioni legate alla precarietà, malattie trasmesse dall’acqua (come il colera e la dissenteria), malnutrizione. «Abbiamo un eccesso di mortalità separato dalla violenza militare e che si protrarrà nell’immediato futuro, almeno finché un adeguato rafforzamento del sistema non potrà essere garantito», avverte Angelo Stefanini, ex responsabile dell’Oms nei Territori occupati, Organizzazione mondiale della sanità che per Gaza e Cisgiordania parla di «catastrofe per la salute pubblica».
Israele senza limiti, ANP senza potere e capacità
Non solo Gaza e i suoi 11 mila, forse 12 mila uccisi di morti varie. Dall’attacco di Hamas i palestinesi uccisi dall’esercito nei Territori occupati sono circa 200. Da Ramallah a Nablus, dai campi profughi di Jenin agli scontri per la raccolta delle olive al confine con il Libano, segnala Avvenire. In un mese i palestinesi arrestati, secondo statistiche ufficiose, sono stati almeno 2.500. Per quasi tutti l’accusa è quella di essere militanti o simpatizzanti di Hamas. Consenso nascosto fatto crescere dalle faide interne all’Autorità nazionale palestinese e l’opprimente presenza israeliana nei Territori, segnala Nello Scavo.
Oltre Netanyahu e Abu Mazen
Abu Mazen è dato per finito. E Netanyahu non è ritenuto in grado di restituire autorevolezza all’Anp, presupposto per qualsiasi negoziato. Il quotidiano israeliano Haaretz, accusa il capo del governo di Gerusalemme di continuare «con la strategia che ha portato Israele sul baratro: spingere l’Anp in un angolo per abbattere qualsiasi opzione per una soluzione a due Stati, collaborare con i partiti dei coloni e incendiare la regione».
I costi politici della guerra di Gaza
«We are loosing badly in the messaging battlespace», la nostra narrativa sulla guerra a Gaza sta gravemente perdendo il confronto in Medio Oriente, diceva qualche giorno fa un cablo mandato a Washington dall’ambasciata Usa in Oman. L’isolamento dell’America e del resto d’Occidente su questo conflitto non è solo fra gli arabi ma è globale, segnalava qualche giorno fa Ugo Tramballi da Gerusalemme.
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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di
16 Novembre 2023