L’ANGOLO DELL’IPOCRISIA: L’OSTENTAZIONE NELLA CHIESA E L’OSTENTAZIONE NEL PRIDE

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Voglio dedicare qualche riflessione all’idea che gli omosessuali, e la comunità LGBT in genere , ostenterebbero fastidiosamente la propria identità con “sfilate carnascialesche”.
Fatto salvo che il Pride si verifica un giorno all’anno e pare che sia troppo, il dissenso sia sempre benvenuto.
In quanto a ostentazione, e con tutto il rispetto, apro una piccola finestra sulle limitazioni del nostro angolo visuale: non essendo “credente” potrei asserire che non vedo come un cardinale o un vescovo, ma pure il Santo Padre, abbigliati sempre in maniera palesemente eccessiva e barocca, oltre assurdi accessori ostentino meno della comunità LGBT la propria “appartenenza” alla comunità religiosa di cui si fanno altissimi rappresentanti.
A me sia chiaro, dell’apparenza non mi frega un tubo, perciò gli ecclesiastici vestano e ostentino ciò che vogliono, diamanti, smeraldi o rubini, scarpe di Prada, stoffe e paramenti da migliaia di euro? Opulenza, ostentazione? Affari loro. Ma ciò deve valere per tutti, altrimenti siamo ipocriti e basta.
Siamo stati abituati a considerare certi abbigliamenti consoni e indiscutibili ma è altrettanto indiscutibile che l’abbigliamento ecclesiastico sia un costoso inno all’eccesso; gli altissimi rappresentanti della chiesa e ci appaiono nella forma più magnificente di opulenza e lusso ma ciò é troppo poco per lanciare contro l’istituzione della chiesa strali da cattolici infastiditi.
Difficilmente sosterrei che i vertici ecclesiastici non dovrebbero comparire vestiti alla stregua di maschere carnascialesche, eppure per me lo sono.
Non mi sognerei di affermare che siccome modi e abbigliamenti vescovili e cardinaleschi richiamano tutto eccetto modestia e parsimonia del credente, volto peraltro a condividere le proprie ricchezze con gli ultimi, allora bisogna farla finita: cardinali e i vescovi non rappresentano il credo e devono comparire più dignitosamente, ovvero secondo i miei criteri come poi fossero quelli più idonei .
La questione è molto prosaica: se opulenza e ostentazioni vengono dalle autorità ecclesiastiche, non si muove una foglia perché il nostro conformismo è più forte e radicato di quanto pensiamo. E ciò anche nell’ambito della comunità LGBT in cui sono ovvie voci di dissenso a parer mio condizionate da regole interiorizzate troppo difficili da divellere.
Affermare che esistono modalità migliori e più degne per sostenere i propri diritti civili è una bufala perché ciascuno sostiene i propri diritti come pensa sia meglio, e purché non siano infrante norme giuridiche, chi si infastidisce dovrebbe finalmente capire che il problema è tutto suo.
Assisto a ostentazioni e manifestazioni religiose più volte l’anno, ma ciò non vale per la comunità LGBT: se compare una volta all’anno col “Pride” apriti cielo.
A Roma la regione Lazio toglie il patrocinio perché il pride inneggia all’illegalità, addirittura?! Avete applaudito l’evento?
Allora farei notare che terroristi scrivono nei giornali che ottengono comunque finanziamenti pubblici perché nessuno pensa che inneggino all’illegalità, eppure scrivono bugie a rotta di collo.
Nelle commissioni parlamentari ci sono indagati e rinviati a giudizio ma i partiti usufruiscono di finanziamenti pubblici.
Poi nel silenzio dei bigotti a loro insaputa, sento Rocca sostenere che il gay Pride potrebbe inneggiare all’illegalità. Dopodiché sulla base del suo condizionale smette di patrocinare la manifestazione. Ha ragione Elodie, in troppi dovrebbero vergognarsi.
C’è chi sostiene che gli omosessuali non sono discriminati e possono svolgere una vita alla luce del sole. Se così fosse, si potrebbe finalmente, ma dico FINALMENTE, accettare questo benedetto Gay Pride che sia esso una carnevalata o meno dato che sul carnevale nessuno solleva questioni.
Ma la pioggia di critiche al pride testimonia ipocrisia bella e buona altro che vita alla luce del sole.