NOI TUTTI SAPPIAMO CHE …….

DI CLAUDIO KHALED SER

 

I coccodrilli hanno smesso di piangere.

Asciugate le lacrime per l’omicidio di Stato di Mahsa Amini, la ragazza ventiduenne assassinata mentre era in cosiddetta “custodia” della polizia religiosa iraniana, siamo tornati ad occuparci di altro.
Certo, le ragioni per piangere non mancano, basta scegliere per chi versare lacrime.
Ma nel frattempo sappiate che l’Iran uccide, continua ad uccidere e non smetterà di uccidere.
Con o senza le nostre lacrime.
L’Occidente, come le famose stelle del romanzo dello scrittore scozzese Archibald J. Cronin, sta a guardare: inerte, indifferente, complice.
Il regime ha atteso che l’attenzione internazionale si attenuasse, distratta e presa da altri eventi.
A maggio la recrudescenza: in diciotto giorni inflitte NOVANTOTTO condanne a morte.
Quante ne sono state eseguite ? NOVANTOTTO.
In contemporanea, coincidenza beffarda: a meta’ maggio il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha scelto proprio la Repubblica islamica d’Iran per presiedere il Social Forum sui Diritti Umani.
Noi, contadini della Pianura Padana, la chiamiamo “una presa per il culo”, Voi sicuramente più educati di me, la chiamerete in altro modo.
Sono passati molti mesi da quel 16 settembre 2022, quando la morte di Masha Amini, dopo 40 anni di regime teocratico in Iran, ha segnato un vento di libertà, ha mosso un Popolo e ha scosso dalle fondamenta la tirannia.
Una frattura inarrestabile tra i manifestanti, che hanno chiesto a gran voce e a costo della loro vita, la Libertà, e il governo iraniano, che usa la pena di morte come repressione politica, compiendo allo stesso tempo, due gravi delitti:
uccide i suoi figli e nega un futuro al paese.
Donne e uomini arrestati, violentati, torturati e uccisi solo per avere protestato per la richiesta dei propri sacrosanti diritti.
Sappiamo tutti delle mutilazioni, violenze sessuali, stupri collettivi, organi asportati, cadaveri non consegnati ai familiari e sepolti in luoghi sconosciuti.
Sappiamo tutti dei processi iniqui senza appello, senza avvocati, senza testimoni e senza prove.
Sappiamo tutti delle Persone dichiarate morte per suicidio, ma con evidenti segni di percosse e fratture delle ossa.
Sappiamo tutti che, nel 2022 il governo iraniano ha impiccato 576 persone e che dall’inizio del 2023 ce ne sono state altre 260.
Sappiamo che in Iran la violazione dei diritti umani è pratica abituale e quotidiana, al punto che in centinaia di scuole femminili hanno tentato di avvelenare le bambine con attacchi di gas chimico, organizzati da gruppi legati all’autorità iraniana, con lo scopo di intimidire e ostacolare la frequenza femminile nella scuola, perché lo studio é riservato agli esseri umani e le donne non lo sono.
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Sappiamo e restiamo in silenzio.
Si chiama complicità.