LA DIPARTITA

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Su Facebook non sono iscritto a nessuna pagina, quelle che mi interessano le vado a cercare di volta in volta. Nonostante questo ho la home intasata dalle sponsorizzate in cerca di visibilità.
Tutte pagine indispensabili, ovviamente, farcite di gossip, cazzate e Fabio Fazio.
Soprattutto Fabio Fazio.
E non si tratta solo della pagina ufficiale di ‘Che tempo che fa’ con i suoi stimolanti contenuti, come quando, qualche giorno fa, ha pubblicato in poche ore tre post fondamentali sul compleanno della Ferragni, ma ci sono tutte quelle, più o meno serie, che narrano le gesta e le peripezie di questo bravo presentatore.
Sì perché la sua dipartita è da mesi l’argomento del giorno, quasi quanto il sesso fra Al Bano e Romina e la madonnina che piange raccontata con dovizia e dedizione dalla testata giornalistica di barbara d’urso (se qua e là avvertite del sarcasmo, vuol dire che c’è, NdA).
Io credevo di riuscire a sottrarmi a questo coro assordante di partecipata disperazione alle vicissitudini del fantastico trio di esuli, ma sottoposto a tali e tante stimolazioni, per la gioia di grandi e piccini, anch’io dirò la mia.
Però senza disperarmi.
Per prima cosa ribadirò l’ovvio: Fazio è bravo, sa fare televisione, riesce ad avere ospiti che non andrebbero (e non andranno) da nessun altro e qualsiasi rete che mirasse al profitto farebbe il possibile per tenerlo perché garantisce ascolti, e gli ascolti fanno girare la pubblicità, il motore di tutto.
Insomma tutta una serie di aspetti che oggettivamente non sono nemmeno in discussione.
A me però non piace.
E chissenefrega, penserete voi. Giusto, tuttavia in questo coro di beatificazione generale, levatosi soprattutto dal mondo ‘progressista’ o presunto tale, mi sembra anche giusto provare a dire qualcosa di dissonante. E lo farò da sinistra, perciò non ci provate nemmeno ad accumunarmi a Salvini o a quella roba lì.
Io credo che Fazio sia uno dei massimi esponenti di quel buonismo puzzoloso che rappresenta la cifra distintiva di certa sinistra alla moda, e che in realtà è quanto di più respingente esista per chiunque abbia quelle simpatie.
Un altro come Benigni, per dire, ma è un elenco piuttosto corposo.
In molti di loro non vedo sincerità né coerenza, ma solo ipocrisia e paraculismo.
Che agli occhi di certi esponenti di questa orrida destra appaia perciò come un pericoloso avversario da eliminare mi fa accapponare le gonadi. Lui e il suo giulivo salottino non spostano nemmeno mezzo voto, anzi, i consensi li schisciano, li mandano via, perché non sono credibili, perché vivono nel loro mondo incantato coltivando i propri bisogni, lontani anni luce dal mondo reale e dai bisogni delle persone.
Fazio non è ‘contro’ il sistema, non è ‘scomodo’ come qualcuno vorrebbe farlo apparire. Al contrario: Fazio è quanto di più funzionale ci sia, al sistema. A qualsiasi, sistema. E’ innocuo, rassicurante, è a salve.
Avete mai visto, in un suo programma, un politico messo in difficoltà? L’avete mai sentito fare le domande che chiunque di noi avrebbe fatto?
Ma questo in fondo è normale, l’inchiesta non è il suo settore e denunciare non è certo la sua specialità. Non è nemmeno un giornalista, per dire, ma solo un conduttore: il suo ruolo è fare spettacolo, e quello lo sa fare molto bene, l’ho già detto.
E allora smettiamola di ritenerlo una specie di messia del dissenso, e di strapparci le vesta per questo suo presunto sacrificio sull’ara delle spartizioni politiche.
La lottizzazione della Rai c’è sempre stata, da parte di chiunque, e il pd, quando è toccato a lui, è sempre stato fra i più attivi nell’occupare qualsiasi strapuntino, perciò non prendiamoci per il culo. Il sistema è questo e fino a quando non riusciremo a cambiarlo, cioè mai, non possiamo accettarlo quando la torta se la ripartiscono “i nostri” ed incazzarci quando a tavola si accomodano gli altri.
Non funziona così.
Qui però siamo oltre tutto questo: in questo caso non c’è nessun sacrificio e non c’è nessuna vittima.
Fazio è da sempre, fin dai tempi del contratto con l’allora Telemontecarlo e relativa liquidazione plurimiliardaria, uno dei più pagati del mondo della tv, e anche adesso, nonostante ci bombardino con la sua faccia contrita, non è che andrà a questuare l’euro del carrello davanti ai supermercati, ma godrà ancora di un contratto da favola. Chi vuole potrà seguirlo dove andrà e perfino ridere delle battute strabilianti della Littizzetto provando gaudio e letizia per i loro irresistibili teatrini e i di lei spassosissimi doppi sensi.
Alla fine ognuno si faccia la sua idea. Io non so come stanno davvero le cose, se si è trattato di una ‘cacciata’ o più semplicemente di un mancato rinnovo del suo contratto milionario ritenuto un po’ troppo esoso. Propendo però per la seconda, come sempre.
Non che mi interessi granché: io Fazio non lo guardavo prima e continuerò serenamente a non guardarlo in futuro; però credo che le cacciate siano quelle delle aziende che chiudono e tutti a casa, senza che freghi un cacchio a nessuno; credo insomma che le vittime siano altre e che se tutti i piagnistei che ci sono stati per un signore che proseguirà comunque nella sua luminosa carriera ci fossero per i disgraziati che perdono il reddito di cittadinanza, per i giovani pagati di merda, per tutti quelli che non hanno uno per farci due, o che aspettano anni per una tac, che se anche il tumore non c’era poi nel frattempo gli viene, le cose in questo paese andrebbero un po’ meglio.
Adesso potete dirmi che faccio demagogia, che sono un qualunquista populista. E forse avreste perfino ragione, ma come è facile intuire non me ne frega una beata fava. Continuo a pensare che l’uso di certi termini sia solo un modo per non affrontare i problemi che denunciano. Una scusa per restare rintanati, al sicuro nella propria confortevole zona di indifferenza e menefreghismo.
Lo ripeto: se usassimo lo straordinario talento che abbiamo nell’occuparci di cazzate, come questa di Fazio e del suo Trio Meraviglia, per definire finalmente una nuova scala di valori e priorità, dove al primo posto ci siano finalmente gli ultimi, tutti quei mariorossi che paiono ormai trasparenti a chiunque, forse il senso della vita ci apparirebbe più chiaro.
Ammesso che degli altri ci freghi qualcosa.