IN SARDEGNA UN HUB DI RICICLAGGIO BATTERIE, IL PIU’ IMPORTANTE IN EUROPA

DI VIRGINIA MURRU

 

Glencore International – società mineraria e scambio merci anglo-svizzera, specializzata nella produzione e distribuzione di metalli e prodotti petroliferi per l’industria automobilistica – in joint-venture con Li-Cycle -società canadese che si occupa di riciclaggio di batterie agli ioni di litio – hanno sottoscritto un accordo per lo sviluppo di un impianto in Sardegna, a Portovesme, destinato all’estrazione di materie prime critiche dalle batterie esauste.

Li-Cycle dispone di poli di raccolta di batterie trattate in diversi paesi europei, tra i quali, i principali, si trovano in Germania, Norvegia e Francia. La materia prima (black mass) che forniranno all’impianto di Portovesme, ex polo industriale Eurallumina (proprietà del gruppo Glencore), diventerà la base da cui estrarre le rare materie critiche per nuove celle.

Il polo industriale di Portovesme si è occupato, fino al recente stop, della lavorazione dell’ossido di alluminio, estratto dalla bauxite (ma anche di zinco e piombo). Secondo gli accordi tra la società canadese e il gruppo svizzero, nel volgere di qualche anno ci sarà la riconversione degli impianti in un hub idoneo al riciclaggio delle batterie esauste. Si tratta della riqualificazione e riconversione produttiva, accolta, per ora, molto bene dalla Regione Sardegna e in generale dal territorio del Sulcis.

La precedente attività industriale è entrata in crisi a causa degli alti costi energetici, è venuta meno la competitività sul mercato, e pertanto gli impianti sono stati fermati, creando non pochi timori per le prospettive future dei dipendenti.

E tuttavia, già un anno fa, l’Ad di Portovesme S.r.l, Davide Garofalo, precisava a Il Sole 24 Ore, che la chiusura non avrebbe significato per i dipendenti la perdita del posto di lavoro, dato che il gruppo svizzero Glencore aveva già pronto un progetto pilota, con investimenti per circa 5 milioni di euro.

I nuovi impianti di Portovesme sarebbero destinati a diventare il polo più importante in Europa per il trattamento della cosiddetta ‘massa nera’ delle batterie esauste o difettose, al fine di estrarre le materie critiche, quali litio, cobalto, manganese e nichel.

L’anticipazione dell’Amministratore Delegato Garofalo era certamente affidabile, in quanto bene informato sul progetto, e infatti a queste dichiarazioni è seguita poi la nota congiunta dei rappresentanti della Joint-venture, ossia la canadese  Li-Cycle e il gruppo minerario elvetico Glencore, i quali hanno confermato l’intento di dare il via nel più breve tempo possibile, al più grande ricycling hub europeo  delle batterie esauste, provenienti dai veicoli elettrici presenti ovunque  nel pianeta.

Non è escluso che per il progetto si ricorra anche ai fondi del Pnrr.

Per raggiungere i fini ambiziosi del progetto, è evidente che gli impianti di Portovesme saranno riconvertiti e modernizzati, affinché le materie critiche estratte possano essere trasformate in materiali destinati a nuove batterie.

L’impianto di Portovesme ha una lunga storia alle spalle, è stato avviato quasi un secolo fa, con vicissitudini complesse, a partire dagli anni ’80 già si chiacchierava intorno alle emissioni pericolose del polo industriale, che avrebbero causato non pochi problemi di salute agli abitanti del circondario.

Con gli anni la gestione dei rifiuti tossici è finita anche in un contenzioso.

Lo studio di fattibilità sulla nuova fabbrica dovrebbe concludersi il prossimo anno. Gli stabilimenti di Portovesme, intanto, dovrebbero essere una buona base di partenza, sono previste implementazioni da parte delle due società impegnate nel progetto, già partner commerciali dal maggio del 2022.

Il 18 maggio scorso, in seguito all’incontro al Ministero delle imprese Made in Italy, i vertici di Portovesme srl, azienda controllata dal gruppo Glencore, hanno presentato il programma di riconversione di una parte degli impianti del polo industriale, i quali opereranno, secondo il progetto della joint-venture, nella lavorazione del litio, cobalto e nichel. La capacità stimata, in termini di lavorazione della black  mass, oscilla tra le 50 mila e le 70 mila tonnellate all’anno. Essere i primi in Europa in questo delicato campo del trattamento di queste materie critiche, sarà certamente un vantaggio, considerata anche la tecnologia all’avanguardia che sarà messa a disposizione dalla società canadese Li-Cycle.

Il progetto delle due grandi società porterà nell’area, sul piano dell’occupazione, un po’ di ossigeno, a questo riguardo i sindacati della Filctem_Ggil, rappresentato da Emanuele Madeddu,  della Femca Cisl, rappresentato da Vincenzo Lai, e della Uiltec Uil, da Pierluigi Loi, hanno espresso il loro parere positivo.

I sindacati al riguardo hanno dichiarato: “L’annuncio del gruppo svizzero Glencore, e della canadese Li-Cycle è sicuramente positivo, dato che con queste prospettive ci sarà ancora un futuro per Portovesme, e non avrà solo ripercussioni a livello locale, ma sul piano internazionale. Scegliere Portovesme significa valorizzare il know how, le competenze e le professionalità di lunghi anni di attività nello stabilimento. Ci auguriamo che le Istituzioni facciano la loro parte, bisogna dare priorità alla fase di transizione e garantire la produzione in questo periodo. Si deve inoltre garantire alle imprese che operano nell’isola pari opportunità.”

Qualche interrogativo nell’isola c’è, sull’iniziativa delle due multinazionali a Portovesme. Se la lavorazione-estrazione dalla black mass di materie critiche fosse suscettibile di grandi profitti e conseguenti interessi, le società straniere che hanno necessità di smaltirle, le offrirebbero, così, a random, alla Sardegna?

Si tratta di grandi società legate alla produzione di batterie per auto, e non solo, con i costi che comportano i trasporti, porterebbero questi materiali proprio in un’isola del Mediterraneo, ossia a distanza di oltre sei mila km dal Canada, per esempio? Sì, perché la loro provenienza interessa località remote degli Usa, del Canada, di tutto il mondo. L’interrogativo è legittimo.