TUNISIA 3: LA RICOSTRUZIONE

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Dopo aver (ri)costruito lo Stato, bisogna “costruire” i Cittadini.

La DEMOCRAZIA é un orto, va seminato, innaffiato, curato, facendo attenzione alle erbe inutili e dannose che potrebbero togliere vitalità al terreno.
E’ il compito che spetta ai Governanti, quelli “illuminati” e non certo a quelli spenti.
Dare il potere giorno per giorno al Popolo, facendo attenzione che lo usi con intelligenza. Educarlo al disegno politico d’appartenere ad uno Stato e non ad una Tribù.
Ma al Popolo serve il pane per vivere.
Un Popolo libero che muore di fame non serve a nessuno.

La Tunisia é una Nazione povera.

Non ha grandi entrate in bilancio e comunque attualmente non sufficienti a garantire una stabilità economica.
Il Turismo, la Pesca, l’Agricoltura.
Queste sono le TRE principali voci in attivo.
E tutte e tre sono in difficoltà.

Lo Stato tunisino costa.

C’é un apparato della Pubblica Amministrazione elefantiaco, superiore alle reali necessità.
C’é una soglia di povertà altissima che sfiora il 25% della popolazione.
C’é un’inflazione che ha superato ormai la soglia del 10%.
C’é una disoccupazione intorno al 17% che diventa 39% tra i giovani.

Il FMI è disponibile (secondo lui) a fornire un aiuto economico al Paese, ma chiede in cambio :

A) Drastica riduzione degli impiegati nella P.A.
B) Blocco dei contributi statali a centinaia di Imprese, privatizzandole.
C) Eliminare i contributi sociali su molti beni di prima necessità.
D) Ridurre il contributo economico alle fasce più deboli.
E) Aumentare il gettito fiscale, tassando ogni introito economico.
NON sono condizioni, sono diktat, richieste assurde, inconcepibili e inaccettabili.
Punto A
Licenziare la metà degli impiegati nella P.A. significherebbe mettere sul lastrico migliaia di famiglie facendo schizzare la disoccupazione oltre il 35%.
Punto B
Senza l’aiuto statale, centinaia di fabbriche o di piccole Aziende, crollerebbero. Togliere loro il contributo significa mettere sul marciapiede altre migliaia di operai.
Punto C
Il pane, la farina, il sale e lo zucchero, la benzina sono beni calmierati. Liberare i prezzi vuol dire aumentarli a dismisura. Dove li trova i soldi il Popolo per poterseli permettere, dato che i salari non aumentano nemmeno di un dinaro ?
Punto D
Oggi, il sussidio statale per le fasce più deboli, più povere del Paese, ammonta, mediamente, a circa 150 Dinari, vale a dire 40 euro al mese. Con questi soldi devono mangiare, pagare le bollette, eventualmente un affitto, lavarsi e vestirsi, mandare i figli a scuola.
Davvero si pensa di ridurre il contributo ?
E’ un’autentica follia.
PUNTO E
La riscossione delle tasse in Tunisia é un problema.
Pochi le pagano, soprattutto i ricchi, quelli che dovrebbero pagarle.
Il lavoro “in nero” consente a migliaia di artigiani, piccoli commercianti e lavoratori occasionali di sbarcare il lunario.
Stiamo parlando di guadagni irrisori spesso perfino insufficienti per vivere.
Tassare “ogni forma di introito economico” vuol dire affamarli.
I soldi vanno presi dove ci sono, ai padroni delle “grandi” aziende, ai latifondisti, ai ricchi commercianti, agli speculatori economici,
NON ai poveri.
SAYED ha sbattuto le porte in faccia al FMI.
Io avrei aggiunto anche un calcio in culo.
Loro credono che concedendo un prestito a quelle condizioni, il Popolo la smette di fuggire, felice di mangiare l’erba dei campi.
E’ in questo modo che si vuol convincere un ragazzo di 20 anni a restare in Tunisia ?
E’ armando la Guardia Costiera che li si convince ?
E’ aprendo “lussuosi hot spot” che li si vuol far restare ?
Ma quale testina di vitello può veramente pensare che quelle condizioni, imposte al Popolo, lo aiuti a vivere meglio ?
E’ solo uno spudorato ricatto, tipico della mentalità colonialista occidentale che mette alla porta i Paesi poveri trattandoli come fossero “carichi residuali” e non Persone.
E’ chiaro altresì che serve un rigoroso piano economico, investimenti mirati nel favorire la piccola e media impresa, nell’aiutare l’Agricoltura, la Pesca e non ultimo il Turismo che é stato per lunghi anni il motore trainante della politica economica del Paese.
Questa sarà per il Presidente ed il Governo, la sfida dei prossimi mesi.
Parlo di mesi e non di anni perché la Tunisia non ha più tempo, il baratro é ad un passo.
Ho finito di raccontarvi com’é la situazione.
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Grazie ancora per la vostra attenzione.
Salam aleikum.