QUEGLI SCOCOMERATI DA ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Che alcuni cosiddetti ambientalisti provino gusto a deturpare i beni culturali, è ormai fatto acclarato. Basta guardare le loro facce. Ad ogni placcaggio da parte di un tutore dell’ordine, corrisponde un malcelato sorriso, che si libera ogni volta che comuni cittadini, osservandoli inviperiti, si chiedono che diavolo stanno combinando.

Ma quanto accaduto alla Fontana di Trevi ha fatto riflettere. Un gruppo di scocomerati ha versato carbone vegetale nella settecentesca fontana, annerendola completamente. L’intervento della polizia non è servito tanto ad interrompere l’imbrattamento, quanto a proteggerli dalle ire di romani e turisti, uniti nell’intento di fargliela pagare.

Una geniale trovata, che costringerà le autorità competenti a svuotare 300 mila litri di acqua. Si tratta di un’azione di Ultima Generazione, così chiamata per una sorta di autoconsapevolezza, perché chiunque percorrerà i suoi sentieri, si ritroverà nel nulla più assoluto.

Molti avranno notato che in questi ultimi tempi manifestazioni simili si sono intensificate, soprattutto a partire dall’endorsement di una politica di primissimo pelo come Elly Schlein, che ha definito questi scocomerati organizzati «persone che vanno ascoltate». Ma si sa, una come Elly Schlein non sempre riflette su ciò che dice. E una sua più o meno esplicita adesione alle gesta di questa Ultima Generazione, non lo capisce, corrisponde ad una benedizione per il popolo italiano.

Ma in attesa, bisogna pur prendere delle contromisure. Secondo il codice penale, chi imbratta un’opera d’arte come la Fontana di Trevi si dovrebbe prendere dai sei mesi ai tre anni (art. 518-duodecies). Ma loro sono in tanti e abilissimi a darsi il cambio, quindi male che vada ognuno di loro se la cava con il minimo della pena. E, certamente foraggiati da qualcuno, riescono ad ottenere la sospensione condizionale della pena rifondendo i danni.

Ma non sarebbe difficile dimostrare che vi sono più persone che pianificano sistematicamente queste incursioni vandaliche. Quanto basta per far scattare l’applicazione dell’art. 416 del codice penale, ovvero l’associazione per delinquere, che prevede la reclusione da tre a sette anni. In questo caso, la sospensione condizionale della pena resterebbe una chimera.

Come dire, gli strumenti ci sono. Basta volerli utilizzare.