DI TRAGEDIA IN TRAGEDIA

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Il 20 maggio del 2012 l’Emilia-Romagna viene sconvolta da un terremoto di magnitudo 5.9.
Bilancio: 27 morti e danni per 13 miliardi.
Nell’undicesimo anniversario del sisma, la regione fa in conti con una nuova catastrofe il cui bilancio di vittime è salito a 14. 15 mila gli sfollati. 40 comuni alluvionati, 23 fiumi esondati, 280 frane devastanti, 500 strade chiuse totalmente o parzialmente.
L’emergenza ora si sposta nel Ravennate. Si preannuncia un fine settimana da allarme rosso.
Non è il momento della polemica, ma il cambiamento climatico ha scoperchiato un sanguinoso problema: il consumo del suolo.
Ravenna è la seconda città più edificata d’Italia, Reggio Emilia la quarta e Modena la sesta.
Tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna ha consumato 658 ettari di suolo (78 ad alta pericolosità idraulica) e la sola Ravenna 114.
Forlì, città di 118mila abitanti, ha approvato 97 nuovi supermercati. La metà è in costruzione. Gli ultimi 12 sono già sott’acqua.
Letti di fiumi e canali sono deviati e rimpiccioliti. Le aree demaniali intorno, necessarie a reggere l’impatto dell’espansione delle acque, sono persino concessi in affitto ad altri scopi. (Virginia Piccolillo)
Senza contare che il piano di adattamento climatico atteso dal 2012, e mai varato, è alla luce dei fatti ormai obsoleto.
Come meravigliarsi allora che qui da noi, in questa italietta di furbetti, speculatori e politici complici, gli eventi naturali finiscano sempre in tragedia.
Peggio di Attila.