GLI ITALIANI A MISURATA

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Poco più di tre ore per arrivare a Misurata.

Sono circa 200 km ma i diversi posti di blocco ti impongono rallentamenti continui.
MISURATA, dopo Tripoli e Bengasi, é la città più popolata della Libia, circa 500 mila Persone.
Città libica, in mano ai turchi con una considerevole presenza militare italiana.
Sono infatti circa 300 i soldati italiani di stanza qui, a “proteggere” un presidio sanitario che da tempo ha ormai smesso di funzionare.
Un altro centinaio di soldati italiani sono stati dislocati, con un gentile as-salāmu ʿalaykum, al confine tra la Libia, l’Algeria e la Tunisia.
Un modo per mandarci fuori dalle balle come chiesto e richiesto dalla Turchia.
Non devono ingannare le lodi del Ministero libico della Difesa, gli Italiani da queste parti sono malvisti e mal sopportati.
Confinati nel presidio a loro assegnato, se escono DEVONO indossare abiti civili e lasciare le armi in caserma.
Al contrario dei soldati turchi che si muovono indisturbati con i mitra in spalla e le pistole nella fondina.
I turchi fanno di tutto per renderci la vita impossibile.
Controllano il porto, gestiscono il carico/scarico delle merci, ne autorizzano l’uscita.
Sempre più spesso i container con le derrate alimentari destinate agli Italiani, vengono bloccate con la scusa della mancanza di visti per lo sdoganamento.
L’ultima consegna ha avuto un ritardo di 45 giorni.
Non é che fuori dal porto le cose vadano meglio.
La gente non ci ama, al limite ci tollera.
Per loro noi siamo sempre quelli di una volta, col moschetto e la camicia nera.
Ha certamente contribuito all’antipatia nei nostri confronti anche il rifiuto del presidio militare italiano di curare i feriti durante il conflitto tra Tripoli e Tobruk con le truppe di Haftar che spadroneggiavano nella Regione.
Non tutti sono GINO STRADA.
A Misurata proprio nessuno.