“ALZARE IL TIRO”

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Da testimone diretto di quelli che oggi vengono chiamati svogliatamente “gli anni di piombo” avrei voluto scrivere qualcosa che mettesse nella giusta prospettiva l’orribile assassinio di cui qualche giorno fa si è commemorata la vittima, Sergio Ramelli, tra stendardi fascisti e saluti romani.
Non lo farò, perché quella terribile lunga stagione di violenza iniziata il 12 dicembre 1969 con la strage fascista di piazza Fontana e terminata il 23 dicembre 1984 con la strage fascista del rapido 904 rischia di ripresentarsi.
“Alzare il tiro” in quegli anni non era soltanto il minaccioso titolo di un volantino delle Brigate Rosse. Quella frase indicava invece un sentimento diffuso di chi si ritrovava impotente davanti alla commistione tra i poteri dello stato, del capitale e dei servizi stranieri che operavano indisturbati nel nostro paese.
Oggi la situazione è persino peggiore.
Al governo non c’è più un simulacro di democrazia ma il neofascismo dichiarato, al posto dei delicati equilibri della Guerra Fredda c’è una terza guerra mondiale in attesa di accadere, sono usciti dalla stanza dei bottoni quei partiti e quei sindacati che davano almeno l’illusione di una difesa dei diritti e quella popolazione che allora ancora sgomitava per conquistare la propria fettina di benessere oggi sta sentendo nella propria carne i morsi della speculazione e dell’ingiustizia sociale.
E’ solo questione di tempo prima che qualcuno decida nuovamente di alzare il tiro e queste celebrazioni in salsa neofascista non aiutano certo a scongiurare il pericolo.