QUANTE ALTRE AGATHA CHRISTIE SERVONO?

DI ILARIA SABBATINI

REDAZIONE

 

 

Stavolta eviterò le questioni di metodo e andrò dritta al punto nel merito degli emendamenti ai romanzi di Agatha Cristie.

Hanno emendato “ebreo”. Il che significa che per chi giudica, “ebreo” è un termine negativo.

Hanno emendato “zingaro” cancellando di fatto la possibilità di percepire l’evoluzione linguistica data dalla distanza culturale rispetto all’epoca di un’autrice nata nel 1890.

Hanno emendato “nativo” quindi hanno neutralizzato la questione della presenza di un popolo nativo precoloniale. Perché usare “del luogo” invece che “nativo” significa obliterare la questione politica della cancellazione etnica.

Hanno emendato “marmo nero” come se il problema fosse cromatico e non politico e sociale.

No, non è più una semplice forma di pragmatismo commerciale. È un vero e proprio trend che riguarda la revisione delle opere del passato, alla luce del bagaglio culturale del presente.

In storiografia questo si chiama errore di anacronismo. Porta all’appiattimento della percezione del tempo. Implica la distruzione della dimensione diacronica, la forzatura di ogni elemento in una dimensione sincronica, come se tutto fosse ascrivibile al presente.

A me sembra un approccio molto pericoloso. Soprattutto per chi sostiene il valore della memoria. Perché non c’è niente di offensivo nell’essere ebrei o nativi: ciò che invece è inquietante è proprio pensare che ci sia qualcosa di inadeguato.

Ai tempi del caso Roal Dahl sono andata sul sito di alcuni “sensivity readers”.

Non è esplicitato chi sono, non è spiegato quali sono i loro criteri di giudizio, non sono noti alle case editrici, non c’è contraddittorio possibile, non rispondo ai giornalisti.

Quanto tempo ci vuole per capire che i “sensivity readers” sono un fenomeno pericoloso?

Quante altre Agatha Christie servono?