CHE FINE HANNO FATTO I FILO-RUSSI IN UCRAINA?

DI MICHELE MARSONET

 

 

Tra le tante conseguenze dell’invasione putiniana va annoverata anche l’apparente scomparsa degli ucraini  filo-russi, che in precedenza avevano un certo peso nel Paese invaso. Si tratta per lo più dei russofoni, molto presenti nella parte orientale (non solo nel Donbass), assai meno nelle regioni occidentali. Nell’area di Kiev, comunque, la popolazione filo-russa aveva una certa consistenza.

Dopo l’invasione, filo russi scomparsi

Dopo l’inizio della ‘operazione militare speciale’ putiniana, tuttavia, sembravano pressoché scomparsi. La ragione è presto detta. L’invasione ha esacerbato gli animi inducendo i russofoni a mantenere un basso profilo. Anche se va detto che non tutti coloro che usano il russo come prima lingua sono, ipso facto, favorevoli a Mosca.
In realtà, ancor prima dell’invasione, si erano registrati numerosi episodi di violenza ai danni della popolazione russofona in ogni zona del Paese, Kiev inclusa, anche se la stampa occidentale li ha per lo più ignorati. L’ingresso dell’esercito di Mosca ha poi rinfocolato vecchi rancori, inducendo per l’appunto i filo-russi a mantenere il silenzio per evitare guai peggiori.

Ritorsioni etniche e conventi

Stranamente, ma non troppo, la dissidenza filo-russa si è manifestata in parecchi conventi ucraini, dove l’indipendenza del patriarcato di Kiev da quello di Mosca non è stata accettata di buon grado. La polizia ucraina ne ha approfittato per arrestare parecchi monaci dissidenti e per mettere interi conventi sotto stretta sorveglianza.
Adesso la dissidenza si è manifestata in modo ancora più aperto nel monastero della Dormizione di Sviatohirsk, situato nell’Oblast di Donetsk. Si tratta di uno dei centri più importanti dell’ortodossia, ora sotto giurisdizione ucraina e in precedenza sotto quella moscovita.

Le benedizioni a maledire

Qui i monaci celebrano la messa benedicendo il patriarca di Mosca Kirill, notoriamente sostenitore di Putin e della sua operazione militare speciale. Accettano in pieno, inoltre, la narrazione putiniana secondo cui Russia, Ucraina e Bielorussia sono un’unica nazione, sottolineando che la ‘Rus’ di Kiev fu la “madre” di Mosca, nonché della religione, della lingua e della cultura comuni. E sostenendo che non vi sono reali motivi di divisione. Se essa è avvenuta è solo a causa dell’intervento di potenze straniere, che vogliono minare la sostanziale unità del mondo ortodosso.

La propaganda che nasconde

Da quanto si capisce, comunque, tali posizioni non sono diffuse solo nei monasteri, ma anche tra ampi settori della popolazione civile. Il che lascia intendere che l’Occidente ha affrontato la situazione ucraina in modo quanto meno inadeguato. Se avesse appoggiato gli accordi di Minsk, che garantivano ampia autonomia alle regioni russofone, l’attuale tragedia sarebbe forse stata evitata.

Sempre e solo la somma degli errori

Invece, da piazza Maidan in poi, è stato adottato un approccio di netta contrapposizione, inducendo Mosca a pensare che si stesse tentando di frantumare la Federazione Russa. L’invasione non può certo essere giustificata. Ma mette conto rilevare anche gli errori occidentali se si vuole avere un quadro più preciso di questa tragedia.

 

 

Articolo di Michele Marsonet, dalla redazione di

7 Marzo 2023