IL SILENZIO DELL’ULIVO

DI CLAUDIO KHALED SER

CLAUDIO KHALED SER

 

Ech Raf é un piccolo villaggio appoggiato sulla strada che porta a El Haouaria, la parte più a nord della Tunisia.
Poche case bianche, un paio di negozietti che vendono di tutto e di poco, una moschea ed un caffè con i tavolini sgangherati sul ciglio della strada.
E’ “famoso” per l’Ulivo di Annibale.
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Potrebbe essere un'immagine raffigurante albero e natura
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Una pianta di oltre 2500 anni che la leggenda vuole sia stata piantata da lui nel suo viaggio verso la costa tunisina.
Intorno, un giardino con la cupola di un “marabout” che, tonda e verde, si staglia sui campi rossi di pomodori.
L’unico segno di vita sono le pecore, indifferentemente belanti, portate nei campi da un bambino e, poco lontano, una donna col paniere dei vestiti d’asciugare al sole.
Erano una trentina i ragazzi del villaggio.
Passavano il tempo tra i campi ed il caffè, sognando l’Italia.
Sogno, diventato all’alba di un giorno qualsiasi, realtà.
Sono partiti su di una piccola barca, stipati, infreddoliti, impauriti ma felici.
Sulla riva, le madri a guardarli partire, immobili e senza parole.
Ora il caffè é chiuso, i tavolini appoggiati contro il muro.
Anche Karim se n’é andato portando con sé il fratellino Abdu di sette anni.
Un piccolo zaino con gli indumenti di tutti e due e un ramo dell’ulivo di Annibale.
Muore un villaggio, deserta la piccola spiaggia dove giocavano a pallone, vuoto il negozietto dove compravano la sigaretta, una per volta, e se ne andavano sotto l’ulivo a fumarla.
Vuoto il campo dove nessuno raccoglierà più pomodori e silenziosa la piccola strada che porta alla moschea.
Vuote le case, vuota la vita.
Ech Raf é l’immagine di una Tunisia che s’arrende.
“Non c’é futuro qui”, ripetevano i ragazzi, “non abbiamo nulla e non avremo mai niente”…..
Non c’é guerra in Tunisia,
non c’é nemmeno quella……
C’é il vuoto.
Ed é qualcosa che ti striscia dentro, che ti lascia istupidito sul ciglio di una strada, c’é il domani fatto di nulla, da passare sotto l’ulivo millenario.
Karim ha 25 anni e niente in tasca, niente intorno, niente dentro.
Solo un sogno, quello di vivere.
Non si scappa solo dalle bombe, dalla carestia o da una tirannia, si scappa dalla disperazione.
Come si fa a non capire?
Se non hai nulla da mangiare, muori di fame, ma se non hai nulla da vivere, muori di disperazione.
Come si fa a non capire ?
Abdu mi abbraccia poi sale sulla barca.
Piange.
Forse di gioia forse di dolore o magari di paura.
Si stringe al fratello e guarda la riva che s’allontana.
La sua manina s’agita nell’ultimo saluto.
L’ulivo di Annibale, immobile, guarda l’ennesima fuga dei suoi “figli” da questa terra amara.
Non resta che un silenzio, pesante, doloroso.
Ed un ulivo…….