DI SALVATORE GRANATA
Amici pseudocomunisti, pseudosocialisti e democristiani con scappellamento a destra facenti parte del partito democratico…vi invito a leggere questo testo. È semplice.
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Su dai, non siate timidi.
Partiamo da alcuni virgolettati:
“Giorgia Meloni? Meglio di quanto ci aspettassimo”, “segue le regole”, “la realtà è che è forte”.
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Non sono le parole di Berlusconi, di La Russa o Gasparri. No. Sono parole di Enrico Letta, il segretario dimissionario del vostro partito e avversario diretto della presidente del Consiglio alle ultime elezioni del 25 settembre scorso.
Quello con gli occhi di tigre chiamato dalla Francia per cementificare la famosa “pax draghiana” e per cominciare a picconare il Movimento 5 Stelle insieme a Di Maio e soci (uno dei motivi, tra cui anche il Qatargate o i continui pourparler con determinati ambienti piddini e l’alleanza regionale in Lombardia, per cui l’elettore pentastellato stanco, si è astenuto dal votare).
L’ex premier, intervistato dal New York Times, ha rilasciato dichiarazioni a dir poco concilianti nei confronti della leader di Fratelli d’Italia.
A non gradire è stato Andrea Orlando (con un roboante “c’è qualcosa che non va”, su Facebook e poi una breve arringa sul perché del suo corretto e obiettivo disappunto), ma Letta ha trovato subito l’appoggio del renziano e candidato alla segreteria del PD Bonaccini:
“Giorgia Meloni non è una fascista, è una persona certamente capace”, ha detto su La7. E poi ha aggiunto: “Ha idee molto lontane e diverse dalle mie. Dovrà dimostrare di essere all’altezza di guidare un governo come quello italiano. Sono troppi pochi mesi che è partita. Anche quando critichiamo, io dico a tutti: usiamo misura nelle critiche”.
A prendere le distanze anche “argomentando” e “alzando la voce” come una Che Guevara che non ce la farà, è stata la Schlein:
“Non sono d’accordo”, ha detto.
Urka, urka. Persino i giovani piddini sono di un ardore e di un’intransigenza mai vista. Ci sarà sicuramente un cambio di passo epocale all’interno del PD. Ne sono convinto.
Stando alle fonti del Nazareno (riportate dal Fatto Quotidiano) i dirigenti dem hanno richiamato subito Orlando all’ordine:
“Dispiace che Andrea Orlando travisi completamente le dichiarazioni di Enrico Letta al New York Times ai fini di una polemica interna che non ha alcun fondamento. Il segretario si è limitato ad esprimere al quotidiano statunitense un giudizio positivo, che peraltro conferma, sul fatto che la premier Giorgia Meloni non ha infranto le regole di bilancio e le regole dell’euro, a differenza di quanto negli anni aveva detto di fare. Basta del resto leggere per intero l’articolo, con i virgolettati testuali, perché non sorgano fraintendimenti”.
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Anche questa nota, sembra confermare la democristianità andreottiana dei piddini, il classico “no, ma ha frainteso” e non l’onestà intellettuale di riconoscere che la Meloni e soci siano capaci.
Questi ultimi hanno fatto una manovra di bilancio che incentiva l’evasione, non aiuta l’economia reale e premia le rendite, colpisce i poveri e non affronta la crisi salariale.
Se poi ci mettiamo pure che il decreto Ong è contro la Costituzione, i trattati internazionali e il senso stesso di umanità. Se poi ci mettiamo pure che esponenti del governo, coperti dalla premier, si sono resi responsabili di comportamenti gravi e di un utilizzo inaccettabile delle istituzioni contro l’opposizione…di cosa parliamo?
Ma veramente pensate ancora che PD, art.1 e sinistra italiana siano la vera sinistra e la vera opposizione? Ah, dimenticavo il solitario Tabacci.
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Ma svegliatevi (quante altre dimostrazioni vi servono ancora?). Che già era chiaro sin dai tempi del patto del Nazareno, e ancora prima con Prodi, Veltroni e Rutelli. E anche dalle ultime elezioni.
Rivolgete il vostro sguardo altrove, magari al Movimento.
Che però, se vorrà crescere e sopravvivere, non dovrà trasformarsi (o essere percepito) in questa roba qua che è il PD, con i politici, una volta cittadini-portavoce allo stesso livello dei loro elettori. Altrimenti sarà la fine.
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Presidente Conte, non è solo un problema di gruppi territoriali (pieni di faide e controfaide), lei lo sa meglio di me, il problema principale sono le persone (quindi anche i coordinatori) che emergono da un progetto sano. E, una volta emerse, devono essere brave a non farsi prendere dalla fama e lavorare per il popolo. E non dovranno vedere la politica come un punto di arrivo con ottimi stipendi e privilegi, bensì come servizio temporaneo per la collettività, dando il massimo, per creare occupazione, dare un salario minimo ai lavoratori, accudire i disoccupati e integrarli nella società e difendere la Sanità e la Scuola pubbliche.
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Con queste premesse e con la credibilità delle persone, che si misura in base alle qualità e non alla popolarità, in tanti torneranno a votare.
Saluti.