IL DIRITTO DI OPINIONE, E DI GUSTO…

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Il “nazional-popolare” mi interessa poco, è sempre stato così. Ma non voglio equivoci: non è elitarismo, ancora meno è puzza sotto il naso. Semplicemente non attrae la mia attenzione, mi annoia. Ci Ho pure provato. Ho provato a guardare Sanremo in altre precedenti occasioni, mi sono risvegliato in piena notte sul divano.
Mi fa piacere che Benigni parli della Costituzione davanti a milioni di telespettatori. Non basta mai. Peccato, però, che si soffermi solo sull’Art. 21 e che lo faccia uno che ha querelato un paio di giornalisti. Non è mai troppo tardi, diceva Alberto Manzi. Peccato che non sottolinei che la parte più calpestata della Costituzione, sia quella relativa alla guerra, l’Art. 11, quella relativa al diritto alla salute degli italiani, l’art. 32. Peccato, infine, che non abbia parlato del diritto al lavoro e delle necessarie tutele rivenienti, dell’articolo principe, quello iniziale, l’Art. 1. Ulteriore occasione persa, per uno dei più autorevoli fans di Renzi. Che con la Costituzione si è pulito parti non ripetibili, applaudito dallo stesso Benigni.
Ma quello che mi indigna, mi fa infuriare, è il fatto che, mentre in Turchia e Siria muoiono migliaia di persone, mentre in Italia la gente è costretta a file chilometriche alla Caritas, per un pasto caldo, mentre il mondo è una polveriera, l’intera stampa italiana o quasi e tutti i TG, aprano con la notizia che un ventenne, presunto cantante, prenda a calci le rose del palco dell’Ariston. E che questa sia la notizia più importante della giornata, come se la cosa non fosse stata organizzata scientemente dagli organizzatori.
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Adesso invito i professionisti del rutto che sicuramente commenteranno il post, a farlo concedendomi il diritto di avere opinioni e gusti. Ed a farlo considerando che la mia opinione non è legge, esattamente quanto non sia legge gradire il Festival di Sanremo.
Grazie.