LA DELEGA DI ZELENSKY A UN IMPIEGATO DI NOME AMADEUS

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Quasi non facciamo più caso alle figuracce che da ormai un anno andiamo collezionando con il popolo russo. Ma occhio, perché ne sta arrivando un’altra.
Okay, Zelensky non apparirà più al Festival di Sanremo, né in collegamento video, tanto meno in carne ed ossa. Non male, visto l’imbarazzo che molti di noi avrebbero provato nel vederlo fare il panegirico della guerra sfoggiando al mondo intero il suo ormai proverbiale pigiama da combattimento.
I vertici Rai hanno fatto dietrofront. E ci credo. Basta leggere il regolamento del Festival: «RAI e il Direttore Artistico si riservano la facoltà di invitare a Sanremo 2023, in qualità di ospiti del programma, artisti di musica italiana e internazionale, nonché personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della società civile».
Ci sarebbero voluti i salti mortali per far rientrare il presidente dell’Ucraina in una di quelle categorie, rimanendo con la faccia seria. Troppo per chiunque.
Ma la figuraccia mondiale è comunque assicurata, perché ora la patata bollente è finita nelle mani di Amadeus, che però non lamenta ustioni. Leggerà in diretta, davanti a più di un centinaio di milioni di persone (Sanremo lo vedono anche all’estero, soprattutto nell’Est Europa, Russia compresa) un messaggio scritto di pugno da Zelensky, con tanto di traduzione ufficiale dell’Ambasciata ucraina. Cosa ci sarà scritto in quel messaggio, è cosa facile da intuire. Armi, armi e armi, come se le guerre fossero solo canzonette.
Un bello spot pubblicitario per questo accattone internazionale, che per bocca del mellifluo Amadeus cercherà di impietosire le famiglie italiane, mentre a quelle ucraine manda la milizia a prelevare con la forza quei giovani e meno giovani che in questa guerra non ci hanno mai creduto, né sembra che vogliano saperne qualcosa.
Certo, Amadeus potrebbe rifiutarsi di leggere quel messaggio. Sono un presentatore, mi occupo di artisti, nel mio contratto non è previsto che debba essere costretto a divulgare testi marziali, potrebbe obiettare. E avrebbe ragione.
Ma non lo farà mai, contento del suo ingaggio da 700 mila Euro per una settimana di lavoro. E chissà quante altre edizioni di Sanremo potrebbe ancora guidare, essendo relativamente giovane. Insomma, perché mai non dovrebbe obbedire a quell’ordine, un impiegato come Amadeus.
Non rimane che gustarci l’immancabile ironia demolitrice di Marija Zacharova, una delle più grandi comunicatrici al mondo: «Zelensky non realizzerà un videomessaggio al Festival di Sanremo, ma invierà il testo. Beh non lo so, avrebbe anche potuto vincere questo concorso con un rep».
C’è chi sostiene che la Zacharova sia in netta antitesi rispetto a ciò che un italiano dovrebbe seguire. In realtà, meglio leggere la Zacharova, che masticare amaro ascoltando Amadeus mentre legge il pizzino di Zelensky, prefigurando scenari che fino a poco tempo fa noi umani non potevamo neanche immaginarci.