INVIO DI TRUPPE…

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

L’altra sera Giannini sproloquiava nella trasmissione della Gruber, sul possibile “invio di truppe”.
Io non credo che Giannini non sappia che un eventuale nostro invio di truppe, potrebbe essere possibile solo nel caso di un intervento diretto della Nato nella guerra in Ucraina. Eppure lo ha ipotizzato, parlando di un necessario livellamento delle forze in campo.
Lucio Caracciolo che, al contrario di Massimo Giannini (ahilui) non riceve lo stipendio da un fabbricante di armi e, pertanto, offre una lettura della situazione molto più credibile e lontana dalla filosofia armamentista e dalla volontà di propaganda che anima le esternazioni del mainstreem, ha replicato dicendo che, in quel caso, le truppe non farebbero in tempo a partire, che già sarebbero fritte. Sottintendendo che l’allargamento del conflitto alla Nato, presupporrebbe automaticamente il ricorso alle armi nucleari. E, visto che la Russia ne possiede oltre 5.000, in quel caso, altro che intervento militare, non ci darebbero il tempo di fare una telefonata e diventeremmo tutti (comprese le truppe) un gigantesco (non so quanto gustoso) fritto misto.
Quello che mi indigna è che, insieme alla escalation della guerra, ci sia una escalation di dichiarazioni, più o meno intelligenti, da parte di chi ha il potere dell’informazione. E che si assista ad una sorta di “normalizzazione” del pericolo, sempre più incombente, di una guerra nucleare.
Il rimedio ci sarebbe, se venisse data la possibilità a chi dissente con ciò che sta avvenendo, decisioni del governo italiano incluse, di emigrare in un altro pianeta, lasciando a questi amenti sostenitori della guerra ad oltranza, il piacere di farsi friggere come, quando e quanto vogliono. Compreso l’ineffabile Giannini che, fritto, potrebbe essere ancora più bello.
Di Bocchino inutile parlare. Farlo avrebbe la stessa valenza di un dibattito sul ciclo mestruale della foca monaca