PACIFISMO E AUTODIFESA: SULLA GUERRA E SULLE ARMI OLTRE IL VATICANO

DI MICHELE MARSONET

 

 

«Uno scandalo la spesa per le armi». Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Gallagher in conto papa Francesco due giorni fa. «Non possiamo permetterci una assuefazione alla guerra, non possiamo rassegnarci al fatto che le spese militari abbiano raggiunto il loro record nel pieno di una crisi economica generata dalla pandemia».
«Bisogna mantenere vivo l’ideale della pace e l’idea che questa guerra finirà, anche se non sarà la fine immaginata da Zelensky o da Putin»
Sul confine incerto del diritto alla difesa a di quante armi sia giusto avere prima di cedere nell’eccesso di difesa, azzarda Michele Marsonet, parlando di «quel concetto di guerra, che purtroppo è piombato anche nel (prima) pacifico contesto europeo».

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Il pacifismo, gli aggrediti e gli aggressori

Non è sufficiente condannarla, la guerra, per evitare di esserne coinvolti. Oppure, per esprimere il concetto in termini ancor più semplici, non basta essere pacifisti a tutto tondo per scoraggiare eventuali aggressori.
Se così fosse la storia umana sarebbe priva di conflitti, e vivremmo in uno dei tanti Eden vagheggiati da vari tipi di pensiero utopico. Per somma sventura è vero il contrario. L’aggressività è una parte – e pure importante – della natura umana. La pace perpetua (stile Kant) si può sognare ed è pure bello farlo ma, nel frattempo, sarebbe meglio attrezzarsi per fronteggiare chi a essa non crede.

Più guerre di quanto facciamo finta di ricordare

Discorsi astratti? Non proprio, se appena si volge attorno lo sguardo. Già i conflitti sanguinosi, ma limitati, che hanno colpito l’Europa a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale sono lì a rammentarci che gli eventi bellici ricorrono più spesso di quanto si creda.

Se la guerra diventa stato permanente

Ora la situazione è diventata davvero critica con l’invasione dell’Ucraina, poiché la guerra è ormai uno stato permanente in aree vicinissime ai confini italiani e a quelli europei in genere. Si può certamente chiudere gli occhi e continuare a sventolare le bandiere arcobaleno sperando che, nel frattempo, qualcuno non le riempia di buchi con una sventagliata di Kalashnikov.

Le bandiere e chi spesso le benedice

Tuttavia le suddette bandiere appaiono anacronistiche se si esamina con un minimo di oggettività quanto accade intorno a noi e, spesso, pure all’interno dei confini dell’Unione Europea. Ovunque stanno prevalendo gruppi che trasformano in furore bellico il fanatismo religioso, il quale ha in breve tempo rimpiazzato quello ideologico.
E’ naturale che Papa Francesco continui a invocare la pace: fa parte dei suoi compiti. Ed è pure naturale che i governanti europei auspichino la stessa cosa, riscuotendo ovviamente il plauso dell’opinione pubblica.

Tutti vogliono la pace, pochi la costruiscono

Meno ovvio è il fatto che quasi tutti non diano il dovuto rilievo ai gravi pericoli che ci minacciano, e che ci hanno risvegliarci dal torpore in cui eravamo beatamente avvolti.
È un torpore che datava almeno dalla fine del secondo conflitto mondiale, quando gli stremati europei si affidarono in toto agli Stati Uniti per tutto quanto concerne i temi della difesa e della sicurezza. Salvo criticarli, gli americani, quando ricorrevano alla loro potenza militare per intervenire in varie parti del globo.

Più armi per la guerra o per la pace?

Ogni volta che in Europa (e particolarmente in Italia) si parla di aumentare il budget militare per rendere più operative ed efficienti le forze armate, si levano subito grida di dolore. I soldi – questo è il refrain usuale – vanno spesi per ospedali, assistenza, istruzione etc. Affermazione nobile che, però, trascura una questione di fondamentale importanza.
Il nostro livello di vita è stato garantito negli ultimi decenni dall’assenza di minacce dirette alla sicurezza nazionale.

Se il quadro cambia, come è in effetti avvenuto, occorre mutare anche la forma mentis facendo notare che la possibilità di un’aggressione è uscita dalla sfera della pura fantasia.

 

Articolo di Michele Marsonet, dalla redazione di

23 Gennaio 2023

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MICHELE MARSONET

Michele Marsonet, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane.