PUTIN CON PROBLEMI ANCHE NELLE REPUBBLICHE EX SOVIETICHE DELL’ASIA CENTRALE

DI MICHELE MARSONET

 

 

L’ultima volta di Vladimir Putin a un vertice della ’Collective Security Treaty Organization, la Csto, la contro Nato del Centrasia ex sovietico, è stato a fine novembre a Yerevan, Armenia. E già allora, gli appelli all’unità tra le ex Repubbliche Sovietiche, avevano ricevuto risposte piuttosto fredde.
L’organizzazione militare, nata nel 1992, riunisce Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, e viene vista da Mosca come un modo di proseguire la propria influenza sullo spazio post-sovietico.

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L’obbedienza non è più una virtù

Diventano sempre più difficili e turbolenti i rapporti tra la Federazione Russa e le Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Dopo l’invasione dell’Ucraina, Mosca deve affrontare l’ostilità di quelli che, dopo il crollo dell’Urss, erano diventati fedeli alleati pronti a obbedire alle sue direttive.
Ora non è più così. Le suddette Repubbliche, dopo aver constatato le grandi difficoltà dell’esercito russo in Ucraina, hanno solidarizzato, in modo più o meno velato, con quest’ultima. Facendo inoltre capire di essere pronte a cambiare alleanze vista la piega che hanno preso degli avvenimenti.

Armenia e Kazakistan

Tra tutte, spiccano i malumori di due di queste Repubbliche. La prima è l’Armenia che ha subito attacchi pesanti nel Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian, che gode dell’appoggio incondizionato della Turchia di Erdogan anche per ragioni di affinità etnica e linguistica.
Finora Mosca aveva sempre protetto gli armeni dalle mire dello Stato confinante, che è molto più potente a causa delle ingenti risorse energetiche di cui dispone (risorse che, invece, l’Armenia non possiede). Dopo l’attacco Erevan ha rivolto un appello disperato a Putin chiedendogli di intervenire, Appello inascoltato per l’ovvio motivo che le truppe russe sono impegnate allo spasimo in Ucraina.

Nagorno Karabakh, caschi blu a perdere

Esiste in effetti nel Nagorno Karabakh un piccolo contingente di Mosca il cui compito – teorico – è tenere separati i contendenti. Tuttavia la sua presenza si è rivelata inefficace e l’Armenia ha proposto di sostituirlo con un contingente internazionale che offra maggiori garanzie. Alle risposte evasive di Putin il premier armeno Nikol Pashinyan ha reagito caldeggiando il ritiro delle truppe russe dal Nagorno Karabakh, chiedendo che il suo Paese venga tutelato a livello internazionale,
Secondo alcune fonti Mosca starebbe pensando di sostituire Pashinyan con una figura più malleabile. Senza accorgersi, tuttavia, che queste mosse poteva farle quando la sua potenza militare veniva percepita da tutti come una minaccia, e ora lo scenario è molto cambiato.

Lo straricco Kazakistan che solidarizza con Kiev

Altra Repubblica inquieta è il Kazakistan, più importante dell’Armenia a causa delle sue enormi riserve minerarie ed energetiche. Qui il nuovo presidente Qasim-Jomart Tokayev è alla ricerca costante di autonomia e non esita a criticare la Federazione Russa in modo aperto. Non ha approvato l’invasione dell’Ucraina né la richiesta d’indipendenza di Donetsk e Lugansk.
Al contrario, ha favorito l’installazione a Bucha, cittadina ucraina teatro di massacri da parte delle truppe russe, di alcune ”yurte”, le tipiche abitazioni dei nomadi kazaki. In esse vengono accolti i soldati ucraini che hanno bisogno di riposare e rifocillarsi dopo i combattimenti.

L’Unione economica eurasiatica scricchiola

Immediata la protesta di Mosca, alla quale il Kazakistan ha risposto in modo evasivo sostenendo che si tratta di iniziative private, mentre è chiaro a tutti che è un preciso segnale del governo kazako a Putin. Un fatto è comunque certo. Lo spazio post-sovietico vagheggiato dal capo del Cremlino sta svanendo proprio a causa dell’operazione in Ucraina.
Così come, per gli stessi motivi, è ormai in crisi la “Unione economica eurasiatica”, progetto di integrazione economica e commerciale tra Russia da un lato e le anzidette Repubbliche ex sovietiche dall’altro. Niente, insomma, sarà più come prima, e i russi dovranno riflettere a fondo sulla “operazione militare speciale” che ha condotto a questo disastro.

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OGGI 6 ANNI FA
Kazakistan, Siria e i segreti di Astana
(un’analisi del nostro Aldo Madia)

Articolo di Michele Marsonet, dalla redazione di
18 Gennaio 2023
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MICHELE MARSONET

Michele Marsonet, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane.