MATTEO MESSINA DENARO: ARRESTATO O COSTITUITO?

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

 

In Italia niente avviene per caso. Meno che mai l’arresto di un super boss di “cosa nostra”.

Neanche la cattura oggi di Matteo Messina Denaro, in fuga da meta’ 1993 assieme al padre Francesco, sfugge a questa regola.
Subito tornano alla mente le dichiarazioni di Salvatore Baiardo, gelataio piemontese di origini siciliane che all’inizio degli anni ‘90 gestì per 8 mesi la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, i due boss di Brancaccio.
Baiardo, nel novembre del 2022, intervistato da Massimo Giletti, mostra di sapere molte cose e la butta lì: <<C’è anche un nuovo governo e chi lo sa che non arrivi un regalino. E chissà che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E così arrestando lui esca qualcuno che c’ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore …>>
E ancora: <<Chi dice che è sparito o morto… fa comodo dirlo… poi al limite che lo si cerca e lo si trova si fa in modo di non trovarlo. Evidentemente… è la storia che ci insegna… guardi Provenzano, quante volte hanno detto che doveva essere arrestato e non lo hanno mai arrestato. Si vede che alla scadenza giusta… ci sarà una scadenza magari anche per questo personaggio, vedremo>>.
E oggi abbiamo visto eccome.
Il gelataio di Omegna non aveva parlato a caso: <<Potrebbe succedere come una vecchia trattativa, come è stata fatta nel’93… Magari servirà ancora … come infatti non è che lo stato lo stia prendendo… Presumo che sia una resa sua>>.
La cattura dell’ultimo superlatitante di “Cosa nostra” arriva 30 anni e un giorno dopo l’arresto di Totò Riina da parte dei “Ros”.
Riina era rimasto libero 24 anni; per 43 era rimasto latitante Bernardo Provenzano.
L’ultimo dei corleonesi al momento della cattura si trovava nella clinica “Maddalena” di Palermo. Soffriva di tumore al colon e aveva metastasi epatiche per cui si sottoponeva a cicli periodici di trattamenti chemioterapici: il cognome che avrebbe utilizzato era quello di Andrea Bonafede.
In conclusione: si sbaglia nel dire che quella di oggi è la resa di un uomo malato che abdica e lascia il trono ad un nuovo boss? Se si, ancora una volta è la “mafia” a dettare le regole.
Un ultimo pensiero: Peppino, comunque sia, da oggi, la montagna di merda è un po’ meno alta.