LA NATO SEMPRE PIU’ AMERICANA ARRUOLA UFFICIALMENTE L’UNIONE EUROPEA

DI ENNIO REMONDINO

 

 

La foto di un allegro funerale alla ‘Difesa europea’: «Charles Michel presidente del Consiglio Ue, Jens Stoltenberg, Nato norvegese ma tutto americano, e Ursula von der Leyen governo europeo chiamato Commissione, dopo la firma dell’accordo di collaborazione tra Unione europea e Nato». Pierre Haski, France Inter, solitamente molto severo, questa volta su Internazionale si modera e segnala che «Il nuovo dialogo con la Nato rallenta l’autonomia dell’Ue».
Autonomia quando mai? E da adesso in poi, quanta ne resta della già poca che in maggior parte si fingeva che ci fosse?

Paradosso Europa tutta Nato per colpa di Putin

«È sicuramente uno dei grandi paradossi creati dalla guerra voluta da Vladimir Putin: il conflitto in Ucraina ha prodotto un riavvicinamento tra l’Unione europea e la Nato, ovvero l’esatto opposto di quanto sperava il presidente russo e qualcosa che la Francia non auspicava di certo», annota e lamenta Haski. «I leader delle due organizzazioni, le cui sedi a Bruxelles sono distanti pochi chilometri ma che per molto tempo si sono tenute a distanza reciproca, si sono incontrati il 10 gennaio. Da un lato Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, dall’altro Ursula von der Leyen e Charles Michel, a rappresentare l’Unione europea. I tre hanno firmato una dichiarazione che promette di portare la cooperazione “a un livello successivo”».

Livello successivo quale? Un generale al vertice Ue?

Quasi una di quelle storiacce di passione e sesso clandestine che segnano le coppie legali di mezzo mondo. La Difesa, già definizione ipocrita, che vuol dire, attrezzarsi a picchiare prima e più duramente dell’avversario, questo l’irrisolto ‘senso del peccato’ sino a ieri in casa Ue. «Per buona parte della sua esistenza l’Ue è rimasta in disparte in tutte le questioni che riguardavano la difesa, anche perché una parte dei paesi che la compongono aveva scelto una posizione neutrale, mente gli altri agivano all’interno della Nato». Quel vario a diverso gusto del peccato di cui maliziosamente parlavamo noi, tra Paesi libertini ed altri dichiaratamente bigotti. Anche se quasi tutti peccatori. «La Francia (libertina ndr) è rimasta a lungo all’esterno delle strutture militari della Nato, pur facendo parte dell’alleanza. Questa complessità rendeva preferibile la scelta di escludere le tematiche della difesa da una Unione che aveva già i suoi bei problemi a realizzare l’integrazione economica».

Tra matrimonio e funerale

«L’Ucraina non ha portato esattamente una rivoluzione –ammette Pierre Haski-. I 27, infatti, avevano già cominciato a cambiare orientamento prima della guerra di Putin, soprattutto su iniziativa della Francia. Nel discorso pronunciato alla Sorbona nel 2017, l’anno della sua elezione, Emmanuel Macron aveva invocato una “autonomia strategica” europea».

“Autonomia strategica” ma da chi?

«È servito un po’ di tempo per avanzare, ma già nel 2019 Von der Leyen aveva descritto la Commissione europea di cui è presidente come un’entità “geopolitica”. Considerando che la definizione ha preceduto di tre anni la guerra in Ucraina possiamo dire che Von der Leyen ci avesse visto lungo. Da allora i 27 hanno fatto alcuni piccoli passi, come la creazione di una linea budgetaria dedicata a programmi di armamento comuni».

Le armi dell’Unione all’Ucraina

«Quando è scoppiata la guerra, i paesi dell’Unione hanno compiuto il gesto senza precedenti di consegnare armi all’Ucraina. Si è trattato di una piccola rivoluzione culturale, anche se bisogna ricordare che la maggior parte degli aiuti militari è arrivata su base bilaterale, con il coordinamento della Nato e sotto l’egida degli Stati Uniti». Coordinamento e comando reale, da sempre il nodo chiave dell’esistenza stessa dell’Alleanza atlantica.

Quale autonomia strategica Ue?

«Qual è la situazione attuale dell’autonomia strategica europea? Questa è la domanda cruciale, perché la guerra in Ucraina e il ruolo centrale ricoperto dagli Stati Uniti hanno fatto il gioco della Nato, al momento l’unica proposta affidabile sul continente».

Le diverse Nato in casa Ue

«I paesi del “fronte est” come gli stati baltici o la Polonia, preoccupati dalla guerra condotta a pochi chilometri dai loro confini da un paese che conoscono fin troppo bene (la Russia), vogliono la protezione della Nato e soprattutto di Washington. Due paesi neutrali, la Finlandia e la Svezia, hanno addirittura deciso di entrare nella Nato, lasciando in posizione neutrale solo quattro stati sui 27 dell’Unione (Austria, Cipro, Irlanda e Malta)». In realtà, a voler guardare bene, le frazioni possibili, comprese quelle più sfumate sono molte altre, ma è disfattismo inutile insistere. L’essenziale è stato detto.

La Francia da De Gaulle a Macron

Pierre Haski, noto e abile giornalista francese, non si nasconde dietro il dito e di Francia ci parla, a prendere atto dell’ultima resa europea sul fronte difesa, resa alla Nato americana. «La Francia ha scelto un atteggiamento realista accettando il fatto che la brutalità della guerra renda fuori luogo lo slogan dell’autonomia. Parigi ricopre un ruolo nella Nato soprattutto con la sua presenza militare in Romania e negli stati baltici, nell’attesa di giorni migliori. La difesa europea, fino a quando esiterà una minaccia alle frontiere, sarà garantita dalla Nato, e negarlo significherebbe coltivare un’illusione. Questo è il senso del testo firmato il 10 gennaio a Bruxelles».

Prossimo Commissario Ue alla difesa?

Sempre più soli sul fronte critico nei confronti della gestione di questa drammatica crisi, non solo contro la folle aggressione di Putin -troppo facile-, ma anche dubbiosi su certi comportamenti politici precedenti di parte Nato, ci consoliamo nella ironia, in attesa di un dopoguerra, quando mai sarà, che prevediamo altrettanto sofferto e lacerante della guerra stessa.

Per Jens Stoltenberg, segretario generale Nato scaduto, direttamente l’incarico di ‘Commissario Ue alla Difesa’?

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

11 Gennaio 2023

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ENNIO REMONDINO

Giornalista prima nella carta stampata, poi 40 anni di radio televisione, per finire col web. Inviato speciale al Tg1 tra terrorismo, trame e mafia, corrispondente estero Rai per ‘Europa centro sud orientale’ con sedi successive a Belgrado, Gerusalemme, Berlino e Istanbul. Reporter nelle guerre balcaniche, dall’assedio di Sarajevo ai bombardamenti Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo, in Iraq, Medio Oriente, Afghanistan. Ora, ‘diversamente giovane’, Remocontro.it per non perdere il vizio.