“LAVORO TANTO PERCHE’ I SOLDI MI SERVONO PER DARLI A CHI HA BISOGNO”

DI LEONARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

“Lavoro tanto perché i soldi mi servono per darli a chi ha bisogno”.
Accursio Miraglia, siciliano di Sciacca, mette su un’industria di pesce salato. Poi una rappresentanza di ferro e metalli, una gioielleria, è amministratore del teatro cittadino e infine presidente dell’ospedale.
Ogni sera, si occupa di insegnare a leggere e scrivere ai braccianti, agli analfabeti. Distribuisce gran parte dei guadagni agli orfani e ai poveri.
Cattolico tenacemente impegnato nel sociale, comunista, dapprima imprenditore e poi artefice della prima Camera del Lavoro, crede in una Sicilia onesta e solidale, dalla parte di chi ha bisogno.
Nel mirino della mafia e di interessi occulti, sa di rischiare la vita.
Alla moglie, preoccupata, risponde: “Lo so che ho figli, ma devo pensare anche a tante altre persone che hanno bisogno di me”.
Dice, anche: “Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio”.
Viene ucciso a colpi di pistola una sera fuori l’uscio di casa. La sua vicenda ispira Sciascia ne “Il giorno della civetta”.
È il 4 gennaio, nel 1947.
Un giorno remoto, lontano.
Eppure a Sciacca ancora oggi, quando fai il nome di Miraglia “i vecchi contadini piangono per lui”.
Anche quest’anno ricordo questa grande figura della nostra storia con le parole di un altro grande uomo purtroppo scomparso, David Sassoli.
A tutti e due, vada il nostro ricordo.