BUON ANNO AL PAESE SPEZZATO

DI RAFFAELE VESCERA

 

La secessione dei ricchi

La legge di bilancio 2023, votata dal governo Meloni, tra le tante misure antipopolari ne contiene una distruttiva e irreversibile, la cosiddetta Autonomia regionale differenziata, altrimenti detta “secessione dei ricchi”.
A significare che le regioni più ricche del Nord faranno man bassa delle ricchezze nazionali emarginando ancor di più il Sud, già ampiamente reso minoritario da questa Italia duale, in cui il reddito pro-capite di un meridionale è pari a circa la metà di un cittadino settentrionale, così come la dotazione infrastrutturale, stradale, ferroviaria, portuale, aeroportuale, e servizi sanitari, scolastici, giudiziari è ben al di sotto delle regioni settentrionali.
Incapacità dei meridionali a produrre ricchezza o logica conseguenza di un piano dello Stato che ogni anno dirotta verso il Nord 70 miliardi di Euro di fondi pubblici destinati al Sud, da sempre? Che altro aspettarsi da questa disparità di trattamento?
Eppure la vulgata nazionale fa passare il pregiudizio razzista, amplificato dalla Lega (Nord) di un Sud incapace e di meridionali scansafatiche, gli stessi che, alla disperata ricerca di un lavoro, emigrano ogni anno a centinaia di migliaia, portando al Nord le loro competenze e i loro soldi da spendere colà. Come se, oltre i 70 miliardi dirottati dallo Stato, non bastassero gli altri 70 miliardi di Euro l’anno che i meridionali spendono per acquistare i beni prodotti al Nord. Al tutto ora s’aggiunge la truffa dei 209 miliardi di fondi europei del PNRR che anziché ridurre il divario economico nord-Sud, saranno in gran parte investiti al Nord. Come sempre, del resto. A fronte di questa colossale ingiustizia, avete forse sentito la protesta di un partito politico nazionale o di un giornale “che conta”?
Riproposta la solita nota dolente, allora che fare per fermare questa truffa colossale operata a danno del Sud? Bella domanda, per fare qualcosa di decisivo ci vorrebbe un forte movimento popolare guidato da una forza politica che non c’è, poiché la classe politica meridionale è vieppiù dedita ad accontentarsi delle laute prebende assegnatagli in cambio del suo signorsì.
È pur vero che negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza di molti meridionali sul trattamento coloniale che l’Italia riserva al Sud, pur dando vita a numerosi gruppi politici, ahinoi di piccole dimensioni, troppo spesso in guerra tra loro e troppo spesso permeati da revanscismi fuori tempo massimo e da soluzioni velleitarie, tipo “secessione del Sud”, da farsi con quali mezzi, con quali forze politiche, con quale programma non si capisce. Ma la secessione non è forse la stessa soluzione che propone la Lega nord?
Scartando soluzioni impossibili, non resta che la lotta possibile, quella che si fa studiando e rapportandosi quotidianamente sui social e nelle piazze per diffondere una coscienza autenticamente meridionalista e per favorire la formazione di un ceto politico-intellettuale che possa guidare il riscatto del Sud. Un Sud ormai invecchiato e quasi desertificato che ha perso milioni di giovani negli ultimi decenni, gli stessi giovani potenziale forza rivoluzionaria per cambiare lo stato delle cose.
Tuttavia, è pur vero che la manifestazione del 21 dicembre a Roma contro l’autonomia differenziata ha raccolto l’adesione di ben 700 associazioni, sindacati e di alcuni movimenti meridionalisti, tra cui la stessa Carta di Venosa, vari sindaci meridionali oltre agli schieramenti politici a sinistra del Pd, partito che di sinistra, intesa come lotta alle diseguaglianze, non ha più nulla in quanto parte integrante del Partito Unico del Nord.
Pur in questa situazione disperata, ci piace vedere il bicchiere mezzo pieno, allora avanti tutta per un anno di lotta e di consapevolezza meridionalista.