SIETE COMODI?

DI SALVATORE GRANATA

REDAZIONE

 

Vediamo i danni e i disastri che causerà questo governo draghi 2.0 nel giro di qualche mese?

Ok. Innanzitutto, ma questo era prevedibile, va detto che la prima manovra di silvia Gasparri (che entrerà in vigore l’1 gennaio 2023), tra manicomi vari e gente bisticciata con la lingua italiana e con il lavoro in generale dalla nascita, si contraddistingue per aver massacrato parecchie categorie con misure peggiorative e moralmente inaccettabili.
Tutti provvedimenti aventi un denominatore comune: tagli a iosa senza scostamento di bilancio che prevedono di fare cassa sui contribuenti (o meglio sui fessi che pagano onestamente le tasse).
L’intervento più memorabile è quello effettuato in ambito sociale sul Reddito di cittadinanza: per quelli considerati “occupabili” potrà durare solo sette mesi, quindi a luglio sarà tolto a 400mila famiglie.

Ma non finisce qui.

Una delle ultime modifiche parlamentari è quella che ha cancellato l’aggettivo “congrua” dalla definizione dell’offerta (proposta in precedenza dallo statista Maurizio Lupi) che – se rifiutata – fa venir meno il diritto all’assegno. In realtà, come ha appena fatto notare nel suo dossier il servizio Studi di Palazzo Madama, si tratta di una cancellazione non completa, perché resta il rinvio ad un’altra norma del 2015 che delimita lo stesso concetto. Così il governo dovrà fare chiarezza. Finora è stata considerata congrua un’offerta coerente con le esperienze e competenze maturate dall’interessato, superiore di almeno il 10 per cento rispetto all’importo del beneficio e con sede di lavoro entro 80 chilometri (e cento minuti di viaggio con i trasporti pubblici) dalla residenza dell’interessato.
Mentre sul primo aspetto i vincoli dovrebbero cadere (dunque dovrà essere accettata qualsiasi tipo di mansione) sulla distanza geografica resteranno alcune limitazioni, come confermato dal sottosegretario al Lavoro “ciccio” Durigon. Si tratta di valutare se confermare l’attuale vincolo di 80 chilometri oppure se introdurne uno meno stringente. Va ricordato che nel caso di rinnovo del beneficio dopo diciotto mesi la stessa normativa parla di offerta su tutto il territorio nazionale, con alcune eccezioni, ad esempio quella dei nuclei con figli per i quali è fissata una distanza di 250 chilometri. Quindi potrebbe essere preso in considerazione uno di questi parametri.
In buona sostanza, questo governo farà sì che alla fine il reddito venga cancellato anziché migliorato. Tanto al centrodestra e a Renzi, non interessa nulla se migliaia di famiglie non avranno più niente o dovranno sclerare per poter campare. E In più cercherà, come ha sempre fatto la meloni (e non solo), di mettere i poveri uno contro l’altro, facendo discorsi del tipo “aumentiamo le pensioni minime e leviamo il Reddito di cittadinanza”. Oppure niente salario minimo legale, così da contrapporre un lavoratore sfruttato pagato con stipendio da fame a un disoccupato percettore di reddito.

Poi, Capitolo Sanità

Favori alla sanità privata. Soldi in più al Fondo sanitario nazionale? Barzellette. Dei due miliardi, 1,4 serviranno a coprire i maggiori costi energetici, non a potenziare le strutture e il personale. Ergo, gli ospedali continueranno a svuotarsi di medici e a riempirsi di pazienti, si allungheranno le liste d’attesa e chi può sarà costretto a rivolgersi ai privati. Chi non può…semplice: creperà.
E ancora. Sono saltati anche i 200 milioni di euro per le indennità da versare a medici e personale dei Pronto soccorso, che scoppiano per i limiti della sanità territoriale e degli stessi reparti ospedalieri, nonché i 10 milioni del Piano oncologico. Neanche le “briciole”.

Provo a velocizzare, pensionati:

Le persone che sono già in pensione, sia chi ancora lavora e sperava nell’arrivo di norme per un’uscita più semplice, saranno “perculati”. I primi sono stati colpiti dalla norma che riduce l’indicizzazione all’inflazione degli assegni a partire da quattro volte il minimo. L’emendamento che doveva ripristinare il 100% fino a cinque volte il minimo di rivalutazione si è rivelato una bufala e si passa dall’80 all’85% con un taglio ulteriore per chi ha importi superiori.
I secondi bestemmieranno per le nuove norme sull’età pensionabile. La nuova Quota 103 riguarderà una platea molto risicata e ancora meno la nuova Opzione Donna, con possibilità di uscita che viene spostata a 60 anni con sconti di un anno per ogni figlio.
Fingono di non capire che le lavoratrici hanno bisogno di maggiorazioni contributive per ogni figlio, non uno sconto contributivo per accedere a una pensione spesso misera e insufficiente.

Superbonus.

Il prossimo anno passerà dalla maxi detrazione del 110% al 90%. Resterà la quota massima solo per i condomini che hanno deliberato l’inizio lavori entro il 18 novembre (e avranno una proroga al 31 dicembre per la presentazione della Cilas). Senza la misura l’edilizia rischia di affrontare una profonda crisi. Stiamo parlando di migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori che rischiano di saltare. Queste novità penalizzeranno le abitazioni dei ceti meno abbienti, quelli che sono partiti per ultimi e che ora non si potranno permettere di anticipare il costo dei lavori e attendere il rimborso nella dichiarazione dei redditi. Lo dico meglio: questi interventi scriteriati del governo causeranno gravi perdite economiche per moltissimi proprietari e un enorme contenzioso fra condomini, imprese, amministratori, professionisti, oltre che con la stessa Agenzia delle Entrate.

Sul fronte del precariato.

Il governo non è intervenuto per ridurlo, ma per aumentarlo. La manovra estende l’uso dei voucher nei settori del turismo, commercio, discoteche e night club.
Questo ampliamento e rafforzamento nei settori più fragili renderà più precarie e ricattabili soprattutto le donne. Sono a rischio tutele come la maternità, i congedi parentali, la malattia e l’infortunio sul lavoro.

Agricoltura?

Il governo ha introdotto il “lavoro occasionale agricolo”, una tipologia simile ai voucher che favorirà sfruttamento e caporalato, poiché applicabile al massimo 45 giorni all’anno, pur facendo, ad esempio, un contratto di lavoro annuale a un giovane studente o a un pensionato. Vista la diffusa irregolarità del settore, risulta difficile pensare che non ci siano tanti che possano approfittarne.

Sulla Scuola.

Facile, tagli alle scuole pubbliche e aiuti a quelle private. La manovra prevede il dimensionamento delle istituzioni scolastiche che si riducono di 700 unità nei prossimi anni (al ritmo del 2% in meno per 7 anni). Questo significa maggiori accorpamenti degli istituti, minore autonomia, razionalizzazione dei dirigenti e in ultima battuta anche delle strutture. In parole povere, c’è il rischio per gli studenti che i servizi siano meno efficienti. Vengono anche scavalcate le Regioni: se non si trova un accordo sulle modalità di questi cambiamenti, sarà il governo a farlo. Di contro si assegnano 30 milioni l’anno per tre anni alle scuole paritarie come “contributo”. Inoltre, le retribuzioni dei dirigenti scolastici non saranno adeguate ai livelli degli altri manager pubblici, nonostante un carico di lavoro incomparabile. E non è finita. Anche per le università e gli istituti superiori non statali legalmente riconosciuti viene innalzata dal 20% al 30% (come previsto per le università statali) la quota massima di risorse destinata a fini premiali per la qualità della didattica e della ricerca.

Dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Parimenti “inchiappettati”. Per mettere una toppa alla mancata proroga dei contratti, è stato previsto un incremento dello stipendio dell’1,5% che  dovrebbe far fronte alla perdita di salario dovuta all’inflazione. È di tutta evidenza come questa mancetta sia del tutto inaccettabile a fronte di un’inflazione annua che solo per il 2022 si attesta intorno al 10%. Un aumento una tantum che offre i frutti più ricchi ai dirigenti, mentre per il grosso dei dipendenti pubblici l’aumento è di circa 30 euro lordi al mese.
I redditi da lavoro dipendente rimarranno costanti nei prossimi anni e con l’inflazione galoppante ci sarà sostanzialmente una perdita di salario. Un finto aumento se rapportato a un carovita devastante. I 3 miliardi risparmiati? Altrove, zero assunzioni e nessun miglioramento delle strutture burocratiche.
Infine, la perla, la categoria della Polizia penitenziaria: taglio di 36 milioni da qui al 2025 sul bilancio del Dap, 9,57 milioni solo nel 2023, su una dotazione complessiva per le carceri che nel 2021 ha superato i 3 miliardi e vale oltre il 30% dei fondi per la Giustizia.
Per la cronaca, il governo gasparri aveva promesso la cancellazione dei tagli e l’aumento del personale (ca. 250 agenti l’anno).
Su armi (invii ad oltranza), Giustizia (condoni e svota carceri), Pos, e immigrati…al solito, stendiamo un velo pietoso.
Sbadabam! E siamo solo all’inizio. Qualcuno spieghi, condivida e faccia leggere (o legga) questo testo agli italioti. Poi vediamo chi “rosika”.
Mi sa che saremo più di quanto si possa immaginare, ricchi, lobbisti, politici e privilegiati a parte.