I FRATELLI PARTIGIANI

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Una famiglia sterminata

28 dicembre 1943. Reggio Emilia. I fascisti, dopo una notte di torture, conducono Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi al poligono di tiro della città, insieme a Quarto Camurri. Sono tutti condannati a morte.
Alle 6:30 vengono fucilati. Il più vecchio, ha 42 anni, il più giovane, 22.
Una famiglia sterminata.
Casa Cervi, nel podere di Campirossi, tra le località di Campegine e Gattatico, è un ritrovo per tutti gli antifascisti della zona. Il 26 luglio 1943, il giorno dopo la destituzione di Benito Mussolini, per festeggiare la famiglia Cervi offre un pranzo a base di pastasciutta a tutto il paese di Gattatico.
Con l’arrivo dei nazisti in Emilia, il fienile di casa Cervi si trasforma in un deposito per le armi dei partigiani.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre i fratelli si uniscono ai primi GAP (Gruppi d’Azione Patriottica) del Partito Comunista, per compiere azioni di guerriglia e spionaggio.
Scrive Italo Calvino:<<Dopo l’8 settembre quell’avamposto di una società futura che era stata la famiglia Cervi ora assume un altro significato, ideale: diventa un avamposto di fratellanza internazionale nel cuore della guerra più crudele. Un centinaio di stranieri si fermarono alla fattoria dei Cervi nei mesi dal settembre al novembre 1943: inglesi, sovietici, un aviatore americano ferito, un tedesco disertore>>.
Il 25 novembre 1943 i sette fratelli, dopo una sparatoria, vengono catturati insieme al padre, al disertore Quarto Camurri, al partigiano Dante Castellucci, al russo Anatolij Tarassov e a tre soldati stranieri.
La milizia repubblichina circonda la loro cascina sparando: i sette fratelli e il padre rispondono con le bombe a mano e con un fucile mitragliatore. Allora i fascisti per stanarli appiccano il fuoco alla casa. I Cervi per mettere in salvo mogli e figli si arrendono.
Vengono rinchiusi nel carcere politico dei “Servi” a Reggio Emilia fino alla mattina del 28 dicembre, quando un plotone di repubblichini li falcia a fucilate.
Alcide Cervi seppe della morte dei figli solo l’8 gennaio, quando il carcere in cui era prigioniero fu bombardato.
<<Tutto quello che il popolo italiano espresse di meglio nella Resistenza: lotta contro la guerra, patriottismo concreto, nuovo slancio di cultura, fratellanza internazionale, inventiva nell’azione, coraggio, amore della famiglia e della terra, tutto questo fu nei Cervi. Perciò in questi sette veri volti di intelligenti contadini emiliani riconosciamo l’immagine della nostra faticosa, dolorosa rinascita>>. (da Italo Calvino, I sette fratelli, in “Patria indipendente”, n.24 del 20 dicembre 1953)