IL CINGHIALE PARADIGMATICO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Chi ha studiato latino o greco sa bene cosa sia il paradigma, è il modello di riferimento indispensabile per tutti quei verbi che si comportano in maniera irregolare.

E che c’entra coi cinghiali? C’entra eccome, nello sterminio programmato dei poveri ungulati si trovano tutti gli elementi necessari per leggere correttamente la forma di questo governo e, qualora ne avesse, anche la sostanza.
I fastidi, e che i cinghiali in città lo possano essere è certo, vanno spazzati via senza andare troppo per il sottile. Per farlo senza suscitare sdegno basta enfatizzarne le dimensioni e la pericolosità, proprio come viene fatto con gli immigrati del colore sbagliato: Sono troppi, sono pericolosi e non si fermano neppure davanti al nostro cancello di casa. Il gioco è fatto, quattro immagini scandalose, quattro cronache inquietanti, quattro statistiche campate per aria e sotto la pelle dei cittadini si inietta quella paranoia necessaria per far digerire loro qualsiasi scelleratezza.
Gente armata che organizza battute di caccia ai giardinetti, pallottole vaganti, uccisioni orribili sotto gli occhi di tutti, squartamenti fai da te per guarnire le pappardelle, disprezzo o almeno indifferenza per qualsiasi vita che non assomigli alla propria.
Così va il mondo secondo Giorgia Meloni e tutti i sindaci della sua schiatta, e pensare che basterebbe raccogliere la spazzatura per vedere i cinghiali andarsene proprio come sono arrivati. E invece no, tutti liberi di sparacchiare a piacimento e di nutrirsi della stessa spazzatura di cui si nutrono i cinghiali.
Ecco fatto, questo ci portano: Fero, fers, tuli, latum, ferre.