NON CI FAREMO INTIMIDIRE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Per chi come me ama scrivere e condividere i propri pensieri questo governo è una fonte di ispirazione inesauribile, c’è però il rischio di abituarsi alle pagliacciate facendole diventare la normalità quotidiana a cui non si presta più alcuna attenzione.
A parte lo stato confusionale degli estensori dei provvedimenti fin qua adottati o proposti, c’è un aspetto che prima degli altri rischia di diluirsi nel nostro quotidiano spegnendo i segnali di allarme:
Il linguaggio.
Prendiamo la frase “Non ci faremo intimidire” che Giorgia Meloni sta ripetendo riferita a chiunque, da Christine Lagarde a Maurizio Landini per arrivare forse anche alla signora filippina che le spiccia casa, il significato è duplice e nessuno dei due coerente con il testo.
E’ una frase che prima di tutto significa il suo esatto contrario e cioè che ce la stiamo facendo addosso dalla paura. La usavano Andreotti e Cossiga negli anni delle Brigate Rosse e degli attentati mafiosi, del rapimento Moro e delle bombe fasciste. Una dichiarazione di impotenza che ha aperto la strada alle leggi speciali, al 41bis e a un numero impressionante di detenzioni illegali e immotivate.
E’ però anche una frase che ricorda molto da vicino il mussoliniano “Noi tireremo dritto!” ma in questo caso non sono le sanzioni per le stragi in Etiopia di cui Giorgia Meloni promette di strafottersene. Qua parliamo di milioni di italiani che non avranno di che vivere, di milioni di malati che non riusciranno a curarsi, di centinaia di migliaia di lavoratori che perderanno il posto e di non so quanti altri tra le minoranze di omosessuali, di immigrati, di ragazze madri, di senzatetto e chi più ne ha più ne metta.
“Non ci faremo intimidire” ripete la Meloni. Stiamo a vedere, perchè quando la crisi sociale ed economica morderà davvero c’è il rischio concreto che comincino a mordere anche le pecore. Io ci conto.
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