IL “SOGNO DI UNA COSA” PERDUTO NEL FREDDO

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Una delle tante storie dove muore l’umanità e vince l’egoismo.

Il ragazzo di 19 anni che vedete nella foto, si chiamava Mostafa Abdelaziz Aboulela.
Era egiziano e, usando le bellissime parole di Pasolini, era giunto in Italia alla ricerca del “sogno di una cosa”. Di una vita diversa, di poter conseguire le risorse economiche sufficienti a migliorare la vita della sua famiglia.
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Invece della realizzazione di quel sogno, ha trovato il freddo.
Il freddo nei cuori di un popolo che giudica “un problema” la sofferenza degli altri, dei meno fortunati.
Il freddo di una politica che basa le sue fortune sul rifiuto di quella sofferenza.
Il freddo del rifiuto alla più basilare, cristiana e dovuta delle accoglienze: un giaciglio al riparo dal freddo.
Ed ha trovato il freddo di Bolzano, il freddo di un letto improvvisato sotto un cavalcavia.
Il freddo che ti ghiaccia il sangue e ti uccide.
E così se n’è andato, con il sangue ghiacciato, mentre gli altri organizzavano i regali di Natale e si preparavano a celebrare l’avvento dell’uomo più buono della storia. Senza pensare, neppure un momento, che quell’uomo a Mostafa avrebbe ceduto il suo letto. E non avrebbe mai pensato di essere superiore solo perché nato sulla sponda giusta, fortunata e ricca, dello stesso mare.
Mi vergogno.