QUANTI TACCHINI SI FANNO INVITARE AL PRANZO DI NATALE

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Qualche tempo fa narrai la storia di una persona che, nonostante lavorasse 10 ore al giorno, percepiva uno stipendio diario di 35 euro, senza vedersi riconosciute ferie, festività, straordinari, assenze per malattia. Ne parlai attribuendo la responsabilità di questa ed altre migliaia di posizioni simili, alla controriforma renziana del lavoro. Il tristemente noto Job’s Act.
Oggi ho avuto un breve colloquio con quella stessa persona e, sorprendentemente, nonostante la sua condizione non abbia avuto variazioni, nonostante oggi lavori per un altro “padrone” schiavista, che gli garantisce 5 euro in più al giorno con le stesse identiche condizioni, mi ha dichiarato la sua simpatia per Berlusconi, ergo Meloni. Ho cercato di scuoterlo informandolo (non ne era a conoscenza) che i suoi beniamini politici avevano respinto, qualche giorno fa, la proposta di un salario minimo garantito. Ma neppure questa informazione ha incrinato le sue convinzioni, men che meno lo ha indotto al dubbio sulla sua dichiarata fede politica. Non solo: ha attaccato, con povere argomentazioni, peraltro sempre le stesse, il Reddito di Cittadinanza. La solita tiritera sui lavori in nero, sulla gente che aveva osato rifiutare lo schiavismo, su presunti neri che percepiscono il RdC (peraltro cifre che non stanno né in cielo né in terra) e non vogliono lavorare etc etc. Come se il nemico fosse il percettore del reddito e non il suo padrone che lo sfrutta e la classe politica che rende possibile lo sfruttamento.
Un povero che odia altri poveri, senza nessuna coscienza di classe. “Possono fare ciò che vogliono, per me non cambia nulla. Domani dovrò alzarmi alle cinque ed andare a lavorare”.
Il dogma della immutabilità della condizione umana e tanta, tanta ignoranza.
Un esempio tipico di come sia stato facile cloroformizzare una persona, renderlo disponibile a qualunque cosa, spegnendo ogni sussulto di dignità. Mi chiedo se veramente sarà ancora possibile cambiare questo mondo, visto che i più feroci nemici del cambiamento sono quelli per i quali quel cambiamento è necessario.
Siamo costretti a lottare contro chi la Meloni dovrebbe odiarla e, invece, paradossalmente, la ama. Senza saper, peraltro, spiegarne il motivo.
Il popolo italiano è una folla immensa di tacchini che si fanno invitare, essendone felici, al pranzo di Natale.