SAMAN, VITTIMA INNOCENTE DEI SUOI ‘PADRONI’

DI CLAUDIA SABA

Il corpo di Saman è quasi intatto nonostante sia trascorso un anno e mezzo dalla sua scomparsa.

Indossa i jeans, la felpa, il giubbotto e la catenina di quella maledetta notte del 30 Aprile 2021 quando i suoi ‘parenti’ la presero per mano per trascinarla verso la morte.
Si attendono i risultati dell’esame del DNA, ma è praticamente ormai certo che quel corpo rinvenuto nel casolare di Novellara è il corpo di Saman, uccisa dalla sua famiglia dopo il suo no al matrimonio combinato.
I resti riesumati “parlano” già, dicono gli esperti nominati dal tribunale di Reggio Emilia.

Saman, sepolta per un anno e mezzo sotto un cumulo di terra e detriti a pochi metri da casa.
Uccisa nel peggiore dei modi da chi le aveva dato la vita ma solo per riprendersela indietro più tardi con gli interessi.
Da padroni non da genitori.
Saman innamorata della vita, dell’amore, della libertà, negata sotto il cielo dell’ingiustizia.
Con i suoi 18 anni da correre, da vivere a pieni polmoni verso il domani, libera di volare alto ma senza ali per farlo.
Il suo destino era stato già scritto.
E in quell’immagine di lei circondata dai ‘bruti’ della sua famiglia, è scritto tutto l’orrore che le avevano riservato.

Chissà se mentre camminava con i ‘bruti’ in quella sera maledetta, Saman avesse già capito tutto.
Non lo sapremo mai.

Di lei resta un sorriso dentro una foto, un bacio con il suo ragazzo all’angolo di una strada con l’illusione di poter vivere e amare in tutta libertà.