IL GOVERNO DRAGHI CON LA PARRUCCA E I SUOI FEDERALI

DI ALEXANDRO SABETTI

REDAZIONE

 

 

Siamo passati dal governo Draghi, una calamità tenuta in piedi dalla concertazione mediatica, al governo Draghi con la parrucca, con l’aggiunta di sottosegretari presi direttamente dal cast de “Il federale”.

Il governo Draghi con la parrucca

Tante chiacchiere, poi, però, la differenza tra la propaganda elettorale e le casse dello Stato hanno portato il governo Meloni a fare quello che fanno tutti i governi liberisti degli ultimi 30 anni, come un governo Draghi qualsiasi.

La continuità d’azione è evidente, a dimostrazione che le elezioni -sotto la pressione del vincolo esterno– servono all’occupazione delle caselle, come fosse il gioco dell’oca dei partiti.

La politica economica la decide Bruxelles, quella geopolitica la decide Washington, i diritti civili li devi trattare con il Vaticano.

Al governo resta di piazzare le proprie bandierine sui ministeri col portafogli, sui capistruttura in Rai e sulle varie società ed enti a partecipazione statale. Il vil denaro insomma. Che non è poco…

Politicamente resta la caratterizzazione identitaria con provvedimenti spot. Alcuni simbolici, altri gravi, anche praticamente.

In questo senso la prima manovra del governo Meloni contiene due passaggi illuminanti, in peggio, da questo punto di vista.

Il primo vero regalo a Confindustria e ai padroncini rabbiosi, riguarda il reddito di cittadinanza, ma non con l’eliminazione in corso, già di per se criminale per il momento storico che stiamo vivendo, ma per lo slittamento semantico con cui lo si sta facendo.

Il governo cancella il concetto costituzionale di disoccupazione per utilizzare la parola “occupabilità”. Che cosa significa? Cosa stabilisce che sei occupabile? Per ora l’unico criterio certo è l’età, cioè se hai fino a 59 anni e non hai disabilità, figli a carico etc, sei occupabile.

Se poi il lavoro non c’è, non lo trovi, indipendentemente dall’impegno che ci metti, la colpa è tua perché, evidentemente, non ti dai da fare.

Come è risultato evidente dalla risposta data da Durigon, il sottosegretario al Lavoro, a Radio24: “Cosa accadrà a quelli che non trovano lavoro? Lo cercheranno”

Siamo tornati ai padroni delle ferriere, al capitalismo di Dickens, ai racconti di natale con Ebenezer Scrooge.

Ma c’è anche un passaggio che riecheggia le antiche pulsioni “nostalgiche” di pezzi dell’esecutivo all’interno della riforma delle pensioni: Meloni allunga di due anni l’età pensionabile con “opzione donna. Chi ha figli va in pensione a 58 anni, chi non ne ha a 60. Ma con ricalcolo contributivo dell’assegno, ovviamente.

In definitiva, l’idea di lotta alla povertà è stata sostituita dall’idea di lotta ai poveri.

Post scriptum: con l’abolizione del reddito di cittadinanza cosa accadrà a quel giornale che ha inventato il genere letterario de “non troviamo dipendenti per colpa dell’RDC”?

 

Dalla Redazione di:

23 Novembre 2022