DI ANTONELLO TOMANELLI
Quando fu deciso che la Russia non avrebbe potuto inviare ispettori da affiancare a quelli danesi, svedesi e tedeschi nelle indagini sul sabotaggio al Nord Stream, Zelensky festeggiò insieme al suo entourage fino a notte fonda.
Ma il destino è spesso beffardo. Per una sorta di legge del contrappasso, gli ispettori ucraini non potranno entrare a Przewodow, dove sono caduti i missili che hanno spianato una fattoria e sotterrato i due proprietari polacchi. L’esclusione dell’Ucraina da quelle indagini è una soddisfazione per Putin, che però non è il tipo che festeggia con vodka.
Zelensky è furibondo, anche se non si capisce il perché. Se la Russia è stata esclusa dalle indagini Nord Stream perché assurdamente (ma ufficialmente) accusata di aver compiuto essa stessa il disastro, non si vede come non dovrebbe esserlo l’Ucraina per i missili caduti in Polonia, quest’ultima convinta insieme agli USA che è stato proprio l’esercito di Kiev a lanciarli.
Zelensky si sente tradito dal padre adottivo, che scendendo dall’aereo che l’aveva riportato alla Casa Bianca dal G20 di Bali ha liquidato le farneticazioni del comico, che continua imperterrito a parlare di missili russi, come contrarie alle prove raccolte. A 44 anni suonati si comporta come un bambino che batte i piedi e strilla perché il padre non ha mantenuto la promessa di portarlo al luna park.
Ma tra un giro sulla giostra e una guerra atomica ce ne passa. Tutto fa supporre che i capricci del piccolo comico non saranno né perdonati, né stigmatizzati con una semplice ramanzina o una sospensione della paghetta. Lanciare per errore due missili su uno Stato con la tessera Nato nel tentativo di neutralizzare un attacco nemico ci può stare. Ma accusare i Russi di averli lanciati, pur sapendo che non è vero e nella speranza di una reazione armata collettiva al grido articolo 5, è inaccettabile e al tempo stesso criminale.
Basti pensare che il comportamento di Zelensky è tecnicamente una calunnia, che consiste nell’incolpare qualcuno di un reato sapendolo innocente. Quando vigeva la pena di morte, se il calunniato veniva condannato a morte per effetto della calunnia, il calunniatore si prendeva l’ergastolo. Se si pensa al fine di Zelensky quando tenta di persuadere la Nato che i missili caduti in Polonia sono stati lanciati dai Russi, si comprende lo spessore criminale di questo fanciullo.
Se è vero che il popolo ucraino ha il diritto di delegare il proprio destino nelle mani di chi vuole, quel delegato non può decidere il nostro, istigando con false accuse la Nato ad aggredire militarmente la Russia e azionando il countdown della guerra nucleare. A questo punto è evidente come Zelensky, l’aggredito, sia diventato ben più pericoloso di Putin, l’aggressore.
Forse la Nato è ancora refrattaria a mollare l’Ucraina, considerando gli enormi interessi in gioco. Ma è sempre più probabile che molli questo moccioso da riformatorio, questo mendicante internazionale che si crede il dottor Stranamore.