UN DISTURBATO COME PRESIDENTE

DI ANTONELLO TOMANELLI

 

ANTONELLO TOMANELLI

 

Noi abbiamo avuto un partigiano come presidente, gli Ucraini hanno un disturbato.
Zelensky non ha ancora capito che per lui è finita. E anziché prendere atto dell’abbandono che il padre adottivo gli ha notificato a mezzo stampa, manda sul ponte di Crimea un tir imbottito di qualche quintale di tritolo e lo fa saltare in aria, con dentro un ignaro poveraccio che stava soltanto facendo il suo onesto lavoro di camionista.
E per cosa? Per dimostrare che anche la grande Russia ha le sue falle, al netto dei danni materiali al ponte, che sono come il vetro rotto del bagno di casa di Putin.
Ed è solo l’inizio, avverte. Il repentino passaggio da Capo di Stato a soldato dell’ISIS ha però scatenato la reazione di Mosca, che ha subito sparato missili su sette città, prima fra tutte Kiev, ma questa volta molto, molto vicini al suo ufficio.
Dove la follia di Zelensky porterà il popolo ucraino, è facile prevederlo. Anche perché, se per gli Ucraini fa fashion farsi fotografare sorridenti davanti ad una gigantografia del ponte di Crimea in fiamme, significa che non sono messi molto meglio del loro presidente. E questo, per loro, non è sicuramente un vantaggio, perché rischiano di essere trascinati all’Inferno insieme a lui.
Zelensky e Kuleba si adoperano per indire riunioni, cercano solidarietà nella UE, senza rendersi conto che la UE, in casi come questi, volge sempre lo sguardo ad occidente.
Ma dagli USA non arriva uno straccio di commento, a parte il tweet del direttore del magazine filo-governativo Newsweek, che di Zelensky ne ha la nausea, e le luminarie di auguri di buon compleanno a Putin che Trump fa brillare sulla sua imponente torre di Manhattan.
L’ex presidente si frega le mani in vista delle imminenti midterm e lancia anatemi contro Biden, dandogli dell’inetto e rinfacciandogli il rischio di una guerra nucleare. Biden, che prima tuonava se una nave carica di grano salpava dal porto di Odessa con cinque minuti di ritardo, ora sembra aver perso la favella.
Agli Ucraini possiamo soltanto augurare che nelle loro teste la ragione prenda il sopravvento. E che si rendano conto che questo non è più il film di Zelensky.