“LE IDEE NAPOLEONICHE” DI LUIGI NAPOLEONE BONAPARTE

DI LUCA BAGATIN

Personaggio certamente poliedrico e contraddittorio, Luigi Napoleone Bonaparte (1808 – 1873), nipote del grande Napoleone.

Figlio di Ortensia de Beauharnais e del Re d’Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone Bonaparte, Luigi Napoleone, esiliato dalla Francia dal 1816 e educato da Filippo La Bas a ideali rivoluzionari e democratici, aderì giovanissimo, con il fratello, alla Carboneria italiana.

In Italia, infatti, fu fervente rivoluzionario, pur senza dimenticare gli ideali bonapartisti dello zio e combinando ideali socialisti sansimoniani allo spirito bonapartista originario.

Fu con questo spirito che, Luigi Napoleone, prima di candidarsi a Presidente della Repubblica Francese, nel 1848 e diventare, successivamente, nel 1852, Imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone III, scrisse, in prigione, a seguito di un colpo di Stato bonapartista contro Re Luigi Filippo d’Orleans, nel 1839, “Des Idées napoléoniennnes”.

Ripubblicato recentemente in Italia dalle Edizioni ETS, a cura della prof.ssa Tiziana Goruppi e con prefazione di Alessandro Polsi, con il titolo italiano “Le idee napoleoniche”, tale saggio rappresenta un manifesto bonapartista e, allo stesso tempo, una biografia socio-politica di Napoleone Bonaparte, zio dell’Autore.

Saggio con il quale Luigi Napoleone Bonaparte intendeva presentarsi quale erede diretto dell’autorevole zio e, quindi, aspirante al trono francese, nel testo si rivolge direttamente al popolo di Francia e in particolare tanto ai ceti popolari quanto a quelli medio-borghesi, contrapponendo la Francia napoleonica a quella orleanista-borbonica e reazionaria, oltre che agli Stati Uniti d’America, che il futuro Napoleone III considera una società priva di un centro politico e in balìa dei potentati economici, lontana da quei valori agrari e popolari incarnati dal bonapartismo.

Ne “Le idee napoleoniche”, Luigi Napoleone illustra, peraltro, l’idea di un’Europa unita e confederata, che aveva l’illustre zio, spiegando come egli “volle utilizzare le conquiste per la costituzione di una federazione europea”, dotandola di tutte le modernizzazioni sociali, economiche e civili che egli aveva già introdotto nella Francia dell’epoca, spodestando dal trono i monarchi reazionari.

Rimpiazzare tra le nazioni d’Europa lo stato di natura con lo stato sociale, questo era il pensiero dell’Imperatore”, spiega il futuro Napoleone III nel suo saggio, aggiungendo: “per arrivarci bisognava portare l’Inghilterra e la Russia ad assecondare con franchezza le sue vedute”.

L’uniformità delle monete, pesi, misure, l’uniformità della legislazione sarebbero stati ottenuti grazie al suo potente intervento”, scrive ancora Luigi Napoleone Bonaparte dello zio, rammaricandosi del fatto che, le grandi potenze europee – riunite nella Santa Alleanza – abbiano invece preferito sconfiggerlo e distruggere quel progetto fondato su “un’idea sociale, industriale, commerciale, umanitaria” che aveva chiuso “la voragine delle rivoluzioni” che, purtuttavia, le potenze europee – sconfiggendo Napoleone – avevano riaperto e, in tal senso, il futuro Napoleone III lancia un monito: “Attenti che questa voragine non v’inghotta!”.

Ne “Le idee napoleoniche”, Luigi Napoleone, ripercorre le riforme che, l’illustre zio, ha fornito alla Francia post-rivoluzionaria della sua epoca, riconciliando le classi popolari con quelle nobiliari, spogliando queste ultime di quell’assolutismo che tanto le aveva rese invise al popolo. “Salvando l’influenza morale della rivoluzione e diminuendo i timori che ispirava”, sottolinea, in proposito, Luigi Napoleone nel testo.

In tal senso, scrisse Luigi Napoleone dello zio, egli abolì la legge sul prestito forzoso e la rimpiazzò con una sovvenzione straordinaria addizionale ai contributi, nonché fece cessare il sequestro dei beni di coloro i quali non erano nelle condizioni di poter pagare e amnistiò tutti coloro i quali erano stati considerati, negli anni addietro, quali “nemici della Rivoluzione”.

Raggruppare tutte le forze nazionali contro lo straniero, riorganizzare il paese sui principi di uguaglianza, ordine e giustizia, questo è il compito di Napoleone”, scrive il nipote nel testo.

Oltre a ciò, Napoleone, stipulò un Concordato con la Chiesa cattolica, riaffermando la laicità dello Stato ed allo stesso tempo la libertà religiosa.

Ripristinò i titoli nobiliari, ma senza collegarvi privilegi o prerogative; quei titoli riguardavano tutte le nascite, tutti i servigi, tutte le professioni. Sotto l’Impero ogni idea di casta era abolita, nessuno pensava a vantarsi delle proprie pergamene, a un uomo si chiedeva ciò che aveva fatto, e non da chi era nato”, scrive Luigi Napoleone Bonaparte nel suo saggio sulle idee dello zio.

Sotto il profilo economico, inoltre, Luigi Napoleone sottolinea il carattere interventista dello zio, il quale fondò la Banca di Francia che, “pur rendendola indipendente dal governo, si riservava un’azione di controllo. Non chiedeva che gli prestasse denaro, bensì che concedesse facilitazioni per realizzare a buon mercato i redditi dello Stato a luogo e a tempo debiti”.

Anche sotto il profilo delle imposte, il futuro Napoleone III ricorda come lo zio non le amasse per nulla e, negli anni del suo governo, abbia sempre evitato di aumentarle, se non, addirittura, le abbia diminuite, nonché abbia istituito il catasto particellare, in modo che ciascun cittadino potesse pagare il giusto.

Sotto il profilo sociale, Luigi Napoleone, ricorda come “Nel 1810 furono creati sei istituti destinati ad accogliere orfani della Legion d’Onore, per un massimo di 600. Nel 1803 fu riorganizzato l’Hotel des Invalides, e furono aggiunte parecchie succursali in diversi punti (…). Nel 1807 agli ospizi vennero restituiti i beni alienati da un decreto della Convenzione”.

Inoltre, nel saggio, si ricorda come Napoleone avesse ordinato che le Chiese fossero aperte gratuitamente al pubblico e ridusse a un franco il costo di un posto in platea a teatro, in modo che i popolani potessero gustarsi i capolavori della letteratura dell’epoca.

Sotto il profilo economico, ne “Le idee napoleoniche”, si sottolinea come “L’Imperatore faceva la seguente classifica: L’agricoltura, l’anima, la base dell’Impero. L’industria, il benessere, la felicità della popolazione. Il commercio estero, la sovrabbondanza, il buon impiego delle altre due”.

Poiché l’agricoltura era posta al centro dell’economia, Napoleone, infatti, istituì sia un Codice rurale che una cattedra di economia rurale, oltre che dei premi per i migliori agricoltori e allevatori di bestiame.

E, anche per quanto riguardava i diritti degli operai, Napoleone fu piuttosto all’avanguardia, come spiega il nipote: “A Lione, e poi in altre città industriali, istituì un Consiglio di probiviri, autentici giudici di pace dell’industria che erano incaricati di risolvere le vertenze che potevano sorgere fra chi lavora e chi fa lavorare”. Vennero, come spiegato nel testo, inoltre, pubblicati dei regolamenti di disciplina delle fabbriche; delle camere consultive dei vari mestieri e, presso il Ministero delle degli Interni, venne istituito un Consiglio generale di fabbriche e manifatture.

“Le idee napoleoniche” si dilunga, inoltre, nel descrivere le numerose riforme apportate dal governo di Napoleone, anche a tutela della proprietà e contro gli espropri abusivi, oltre che l’istituzione delle divise nelle scuole, in modo che il figlio del povero non fosse considerato diverso da quello del ricco.

“Le idee napoleoniche”, assieme a “L’estinzione del pauperismo”, pubblicato nel 1844 (purtroppo non reperibile in nessuna edizione italiana, almeno recente), sono i testi più sociali del futuro Napoleone III, con i quali intendeva presentarsi al popolo di Francia.

Luigi Napoleone Bonaparte, infatti, falliti i suoi tentativi di colpo di Stato per spodestare la monarchia orleanista, si presentò alle prime elezioni presidenziali del 1848, svoltesi a seguito dei moti rivoluzionari che scacciarono Re Luigi Filippo d’Orleans.

Come rappresentante del partito bonapartista, riuscì a stravincere con il 74% dei voti, sconfiggendo il moderato Cavaignac e i vari candidati socialisti, socialdemocratici, liberali e monarchici.

Purtuttavia, con gli anni, per quanto Luigi Napoleone abbia introdotto numerose riforme e risollevato l’economia francese, non sempre fu all’altezza dell’illustre zio e finirà spesso per tradire gli ideali rivoluzionari, socialisti e carbonari di gioventù e, probabilmente, anche questo lo porterà a un triste declino, dopo la sconfitta della Francia contro la Prussia, nel 1871.

Ad ogni modo è ricordato ancora oggi in Francia e a lui è dedicata una rivista storica trimestrale, “Napoleon III” edita da Editions Soteca e un’associazione culturale, “Les Amis de Napoleon III”, che si occupa di studi storici relativi al Secondo Impero, con sede a Parigi.

Luca Bagatin

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