Giorgia Meloni

LA METAMORFOSI INCOMPLETA DI GIORGIA MELONI

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

 

Per sestuplicare il gradimento degli italiani si dirà che Giorgia Meloni ha dovuto faticare parecchio. In realtà, ha soltanto dovuto dire, su alcune questioni, il contrario di quello che diceva prima.
Quando la Troika tornò da Atene con i vestiti sporchi di sangue, per anni definì la Commissione Europea «comitato d’affari e di usurai che mette in ginocchio i popoli», predicando l’uscita dell’Italia dall’Euro, una moneta «profondamente sbagliata e destinata ad implodere».

Quando Boris Johnson, mantenendo la promessa elettorale e senza tradire la decisione assunta nel referendum del 2016 dal popolo britannico, incominciò la Brexit, Giorgia Meloni l’arruffato newyorkese lo appoggiò apertamente, perché «la UE non si può riformare, essendo marcia fin nelle fondamenta». Era il 2016, non decenni fa.

E quando la UE decise le sanzioni contro la Russia per aver annesso la Crimea, la Meloni parlò di sciocchezza colossale che «massacra il made in Italy». Addirittura nel 2017 osò criticare la Nato, per aver deciso l’aumento del proprio contingente militare in Lettonia, accusandola di voler riesumare «un clima da guerra fredda».

Com’è cambiata Giorgia, che potrà essere tutto, donna, madre, moglie, cristiana, italiana, ma certo non coerente.Ed è proprio questa mancanza di coerenza che le ha permesso di sfondare, arrivando fino a Palazzo Chigi, dopo aver rassicurato moderati italiani e speculatori internazionali.

Ma i conti fatti da qualcuno non sono poi così precisi.
Certo, la Meloni non rappresenta alcun rischio di ritorno al fascismo, e il fatto che il partito che lo va ripetendo da anni sia miseramente crollato, dimostra che a questa favoletta ci credono in pochi. Ma se soltanto un idiota potrebbe vedere la Meloni come un pericolo revanscista, qualcosa di fascista le è comunque rimasto, qualcosa su cui lei non potrà mai transigere. E che sono punti sui quali la UE fa il tiro al bersaglio contro chi non si supina ai suoi voleri.

Parlo di immigrazione e LGBT. Sebbene col tempo abbia la Meloni abbandonato l’idea del blocco navale delle coste libiche, sarà più convinta e determinata di Salvini ogni volta che una nave Ong vorrà sbarcare nei nostri porti carica di poveri disgraziati, raccolti a pochi metri dalle rive di Bengasi su canotti senza benzina.Del ddl Zan non vorrà nemmeno sentirne parlare, anche se potrebbe invece limitarsi ad equiparare le discriminazioni basate su genere e orientamento sessuale a quelle già sanzionate dalla legge Mancino, tralasciando le altre sciocchezze pure liberticide contenute in quel ddl. E se non farà nemmeno quello, la UE è pronta a colpirla, proprio come sta facendo con Orbàn, di cui la Meloni peraltro tesse continuamente le lodi.

Giorgia Meloni vedrà come ingerenze inaccettabili le procedure di infrazione che la UE le notificherà ogni volta che le sarà rinfacciato di non riconoscere quelli che considera diritti umani. E lo scontro sarà durissimo. Non a caso, a fronte dei vari endorsement oltreoceanici incassati dalla Meloni, pochi giorni prima del voto la fascistissima Ursula Von Der Leyen le ha comunicato un preavviso di siluro.Vedo l’immediato futuro piuttosto movimentato.