LIZ TRUSS CONFONDE LA TATCHER CON TRUMP E PROPONE L’AMBASCIATA UK A GERUSALEMME

DA REDAZIONE

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Si comincia con una provocazione pericolosa. La neo premier britannica che vorrebbe imitare Margaret Thatcher insegue Donald Trump del 2018. Gerusalemme capitale dello Stato palestinese promesso dagli accordi internazionali diventa capitale americana di Israele che nel frattempo sia era dichiarato ‘Stato ebraico’ e non di tutti i cittadini che lo vivono. Accordi storici stracciati ed esacerbare le tensioni tra diritti palestinesi violati e pressioni ebraiche dalla destra religiosa e dai coloni.
Questo mentre il premier israeliano Yair Lapid all’Assemblea generale dell’Onu a New York riapre sulla soluzione ‘due Popoli due Stati’ stracciata dalla coppia Netanyahu-Trump. Mentre qualche storico, sulla scia sul funerale apologetico di Elisabetta, ripercorre la gravi responsabilità dell’Impero britannico della questione israelo-palestinese.

Please, non farci rimpiangere Boris troppo presto

La neopremier britannica Liz Truss “sta considerando” di spostare l’ambasciata del Regno Unito in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Azzardo politico che rappresenterebbe un rovesciamento della tradizionale posizione britannica con il governo di Londra sulla scia di Donald Trump, che aveva compiuto un simile passo già nel 2018 e non rimediato da Biden per convenienze elettorali sul decisivo voto ebraico in casa.

UK assieme a Guatemala, Honduras e Kosovo

Liz Truss ha messo a parte dell’idea il premier israeliano Lapid durante un incontro che i due hanno avuto ieri a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Israele considera da sempre Gerusalemme come la propria capitale, ma la cosa non è riconosciuta dalla comunità internazionale, tanto che tutte le ambasciate si trovano a Tel Aviv (con l’eccezione di Guatemala, Honduras e Kosovo).

Gran Bretagna allora legalitaria

La Gran Bretagna era stato uno dei 128 Paesi che avevano votato a favore di una risoluzione dell’Onu che condannava la decisione di Trump e che faceva appello a tutti gli Stati membri a non spostare le proprie ambasciate. La mossa di Truss arriva dunque a sorpresa ed è probabile che si scontri con l’opposizione dei diplomatici del Foreign Office.

Guerra alle autocrazie non amiche

Ma la neo premier britannica sempre proporsi come portatrice di una strategia di forza che non riguarda solo il Medio Oriente e che suscita diverse preoccupazioni. Liz Truss vede uno scontro mondiale fra le democrazie e le autocrazie, rispetto al quale occorre mettere in piedi un «network della libertà», lei tra i capi, in grado di opporsi alle dittature russa e cinese.

In quest’ottica, Israele è un alleato importante: e a favore gioca anche il fatto che Londra vorrebbe concludere –anzi, sta trattando-, un accordo commerciale con lo Stato ebraico.

Lapid all’Onu apre ad uno Stato palestinese

Congelata da tempo, la Soluzione due Popoli due Stati, sepolta della coppia Netanyahu-Trump e ora ripresa nelle intenzioni da Lizz Truss, è stata rilanciata dal premier israeliano Yair Lapid davanti l’Assemblea generale dell’Onu a New York, nell’ultimo scampolo del suo mandato prima delle elezioni del prossimo primo novembre.

Una vera pace mediorientale

Un discorso fortemente emotivo -più volte segnato dalla parola pace, tranne che riguardo all’Iran- le cui anticipazioni, filtrate in mattinata, hanno tuttavia trovato in patria più critiche che consensi, anche tra i ministri del suo stesso governo, come Aylet Shaked. Dura la reazione di Benyamin Netanyahu: «Un discorso fatto di debolezza e di disfattismo», detto un po’ alla Truss.

Sicurezza della pace o della sola forza

«2 Stati per 2 Popoli, la cosa giusta per la sicurezza di Israele, per la sua economia e per il futuro dei nostri bambini». La condizione, ha aggiunto dopo aver detto che la maggior parte degli israeliani, lui compreso, è a favore di quella Soluzione, è solo una: «Il futuro Stato palestinese dovrà essere pacifico». Riferimento evidente a Gaza dove, dal 2005, è al potere Hamas.

Basta razzi ma anche bombardamenti

Israele, ha proseguito, è pronto a togliere “da domani mattina ogni restrizione” sull’enclave palestinese e ad aiutarne l’economia. «Ad una sola condizione: basta lanciare razzi e missili sui nostri bambini», ha precisato. Verso il mondo arabo -a partire da Arabia Saudita e Indonesia-, gli Accordi di Abramo e i patti di pace con Egitto e Giordania come volani di pace. «Venite a parlare con noi, la nostra mano è tesa».

La Palestina nell’età elisabettiana

Contemporaneamente ai fastosi funerali che hanno celebrato l’addio della Regina Elisabetta, anticipando la sospette aperture della neo premier, sul “Palestine Chronicle”, Ilan Pappé, ha ripescato un po’ di storia di politica britannica in Medio Oriente sotto il lungo regno di Elisabetta, di fatto rimossa della memoria del mondo.

«La politica britannica nei confronti della Palestina durante questi anni e le inevitabili conseguenze», propone Pagine Esteri. E la perenne e strumentale confusione tra antisionismo ed antisemitismo.

Articolo della Redazione di

23 Settembre 2022